Plastica, WWF rilancia petizione su change.org

La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti del mare: un bicchiere resta in mare fino a 20 anni, una busta fino a 50 mentre un filo da pesca può durare fino a 600 anni.

Autore: Redazione Greencity

Rifiuti e detriti di polietilene sotto accusa per il rilascio di gas serra quando restano esposti a sole e aria. Secondo una ricerca pubblicata in questi giorni sulla rivista scientifica PlosOne dal titolo “Production of methane and ethylene from plastic in the environment” la plastica più comune che usiamo (e gettiamo) sotto forma di sacchetti, ma anche alcuni giocattoli, tappi, pellicole alimentari o flaconi per detersivi e alimentari, una volta rilasciata nell’ambiente libera sotto l’azione del sole, e soprattutto dell’aria, metano e etilene. La situazione peggiore se l’irradiamento solare avviene in ambiente asciutto: la produzione di etilene è 76 volte maggiore che non in ambiente acquatico. Tuttavia in acqua, dopo un periodo di almeno 150 giorni, la plastica produce anche idrocarburi gassosi. Tutti danni all’ambiente che si aggiungono a quelli già noti sulle materie plastiche gettate in mare, capaci di aggregare e trasportare numerose altre sostanze tossiche (metalli pesanti, pesticidi, etc.) oltre a quelle tipiche della plastica.
Si aggiunge così un altro tassello alla lunga lista degli impatti sull’ambiente provocati da questo vero e proprio “highlander” dei mari, un motivo in più per combattere il rilascio di plastica in ambiente e trasformare il nostro stile di vita in un quotidiano “plastic free style”.
La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti del mare e ha dei primati incredibili di ‘resistenza’ nell’ambiente marino: un bicchiere resta in mare fino a 20 anni, una busta fino a 50 mentre un filo da pesca può durare fino a 600 anni. L’Italia ha vietato l’utilizzo di shopper di plastica per la spesa dal primo gennaio 2011, dall’inizio del 2018 ha vietato l’uso di sacchetti di plastica per gli alimenti, dal primo gennaio 2019 sarà vietato l’uso di cotton fioc non biodegradabili e dal primo gennaio 2020 l’uso di microplastiche nei cosmetici. Ma non basta, sottolinea l’associazione, per salvare le nostre spiagge e i nostri mari serve di più e con tempi molto più stretti.
Per questo il WWF ha lanciato la petizione change.org/plasticfree anche sulla piattaforme social Change.org, oltre che sul sito www.wwf.it, in cui avanza quattro richieste al Governo perché venga mantenuta e rilanciata la leadership del nostro Paese per un Mediterraneo pulito e per sostenere l’azione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ha già avviato una campagna per liberare innanzitutto la pubblica amministrazione dalla plastica ed ha annunciato un testo di legge per tutelare il mare innanzitutto da questo inquinamento.
“Abbiamo 7.500 buoni motivi (tanti sono i km di costa italiani) per chiedere di tutelare i nostri mari dall’inquinamento da plastica – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente di WWFItalia- . In mare e negli oceani perfino la plastica biodegradabile è una minaccia, come dimostrato da recenti ricerche. L'inquinamento da plastica è un problema globale causato dall'eccessivo consumo di plastiche e da una cattiva o mancata gestione dei rifiuti. La Petizione che stiamo rilanciando in questi giorni e che vogliamo rendere virale, mira a rendere “plastic free” il Mediterraneo a cominciare dai mari italiani con quattro richieste al Governo italiano. l’Italia ha anche un motivo in più per mantenere alta la sua capacità di intervento su questo tema, visto che a dicembre ospiteremo la riunione (COP21) delle parti contraenti alla Convenzione di Barcellona per la tutela del Mediterraneo in cui sicuramente i temi dell’economia circolare e dell’inquinamento da plastica avranno una loro centralità”.

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