Si avvicinano le vacanze estive e queste dovrebbero essere una occasione per
passare più tempo all'aperto. Ma potrebbe non essere così, dando più forza agli argomenti di chi ha già definito quella attuale come la
Indoor Generation. Ossia la generazione che passa
molto più tempo al chiuso che all'aperto. Un problema che si estende anche alle generazioni più giovani.
Per valutare il fenomeno, Velux ha condotto una indagine su un campione di oltre duemila adulti britannici. I risultati sono però facilmente estendibili anche ad altre nazioni. Il segnale più significativo della ricerca è legato ad un macro-trend. La grande maggioranza (84 percento) del campione indica infatti che
da bambino passava più tempo all'aperto di quanto non ne passino i bambini oggi.
Il tempo libero delle vacanze potrebbe cambiare questa situazione, almeno nelle intenzioni. La maggioranza (il 75-90 percento, a seconda delle domande) del campione intervistato nell'indagine indica infatti che passerebbe volentieri più tempo nella natura, che
vorrebbe cambiare la propria routine quotidiana per farlo e che ritiene un maggiore contatto con la natura un fattore positivo anche per la salute e il benessere.
Difficile dare torto a queste buone intenzioni, ma resta il fatto che circa metà del campione
passa meno di un'ora del giorno all'aperto. È facile migliorare una situazione del genere, ma il fatto stesso che ci si sia arrivati non è un buon indicatore. E più gli intervistati vivono in un grande centro, più la situazione peggiora.
I rischi per la Indoor Generation sono elevati, sostiene Velux. La società indica che 84 milioni di europei vivono in edifici talmente
umidi da rappresentare una potenziale minaccia per il benessere fisico e mentale. E che esiste un collegamento tra una
carente esposizione alla luce solare e una serie di problemi psico-fisici. Inoltre, l'aria degli ambienti interni è sensibilmente più inquinata di quella esterna. In particolare ha un
eccesso di CO2 e di umidità.