La pandemia di COVID-19 e le conseguenti misure restrittive previste dal
Decreto del Presidente del consiglio dei ministri hanno contribuito al calo dell'
inquinamento all'atmosferico. Tuttavia, secondo uno studio, nel Nord Italia il contagio è stato
spinto a livelli anomali dalle polveri sottili.
A diminuire nel Nord del Paese sono
le concentrazioni di biossido di azoto (NO2), calate di circa il 10% a settimana nelle ultime quattro o cinque settimane. Si tratta di un inquinante di breve durata che rimane in atmosfera meno di un giorno prima di depositarsi o di reagire con altri gas. Gli accumuli di
polveri sottili invece possono durare diversi giorni. Sono prodotte dai processi di combustione dei motori a scoppio e del legno. Sono anche frutto delle attività industriali,
agricole e zootecniche.
Quello che è accaduto nel Nord Italia, e in particolare nella pianura Padana, è che le polveri sottili hanno "
accelerato la diffusione dell'infezione" da coronavirus. È questa la spiegazione scientifica del numero altissimo di contagi registrati al Nord rispetto al Sud Italia, secondo uno studio della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) con gli atenei di Bologna e di Bari.
I ricercatori hanno passato al setaccio i dati pubblicati sui siti ARPA, raccolti tramite tutte le centraline di rilevamento installate sul territorio nazionale. Hanno quindi incrociato le informazioni con i casi di contagio riportati dalla Protezione Civile. Le curve di maggiore espansione epidemiologica hanno coinciso con più alte concentrazioni di
particolato atmosferico. I ricercatori ne hanno dedotto che le concentrazioni di polveri sottili a febbraio nella Pianura Padana "hanno esercitato un'
accelerazione anomala alla diffusione virulenta dell'epidemia".
Coronavirus, indicazioni e comportamenti da seguire. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol al 60%.
In altre parole, le polveri sottili stanno agendo da "impulso per la diffusione virulenta dell'epidemia", come sottolinea il ricercatore del dipartimento di Chimica dell'Università di Bologna Leonardo Setti. Gianluigi de Gennaro, ricercatore al dipartimento di Biologia dell'Università di Bari, aggiunge che l'effetto è evidente nelle province in cui si sono registrati i primi focolai.
Il dato è importante ai fini statistici e può essere molto utile nei calcoli per la proiezione dei contagi e delle zone maggiormente a rischio. Poco si può fare nel modificarlo della sostanza. A parte ridurre le emissioni, che si sta già facendo con le misure di contenimento in vigore, si può solo sperare in un meteo favorevole.