"Ormai è conclamato: il piombo delle munizioni da caccia uccide due volte, è tempo di metterlo al bando in tutta Europa" a sottolinearlo è il
WWF che mette in evidenza i risultati di un
nuovo studio, promosso dal Parco Nazionale dello Stelvio e dalla Provincia di Sondrio, in collaborazione con ISPRA e con l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna. Su un campione di
252 aquile reali e avvoltoi raccolti feriti o morti in un’ampia area dell’Europa centro meridionale, estesa dai Pirenei all’Appennino,
più di un quarto aveva nei tessuti concentrazioni di piombo indicative di avvelenamento acuto (26%, 66 individui). Dati che confermano quanto sintetizzato nel
report WWF “Cartucce Avvelenate”, che denunciava la pericolosità di questo materiale se disperso nell’ambiente o ingerito da molte specie animali, in particolare rapaci.
Per questo, ad inizio anno l’Europa ha messo al bando l’utilizzo delle munizioni al piombo in tutte le zone umide del continente, dove questo metallo causa elevata mortalità in molte specie di uccelli.
Ma ora il fronte del no si allarga ulteriormente: il divieto definitivo del piombo dalle munizioni da caccia sta per essere discusso proprio in queste settimane anche in Provincia di Sondrio, prima provincia italiana e probabilmente europea, che ha messo in forte evidenza la problematica bandendo già dal 2011 l’uso del piombo dalle munizioni per gli ungulati. In pochi giorni una
petizione online per sostenere il bando ha già raccolto quasi 5000 firme.
E ora anche l’Europa ha dato l’incarico all’
Agenzia Chimica Europea (ECHA) di raccogliere il parere dei cittadini sulla restrizione all’uso del piombo nelle munizioni da caccia sull’intero territorio dell’Unione. C’è tempo fino al 24 settembre per esprimere il proprio parere al riguardo.
Le alternative tecniche,
costituite da materiale completamente atossico come il rame, sono già sul mercato e praticate in alcuni siti europei, come i settori altoatesino e lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio, esperienza che a breve verrà replicata anche nei Colli Euganei, nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano, nel Parco Naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi e in altre aree del Sondriese.