MiTE: 360 milioni per il progetto di rinaturazione dell’area del Po
Accordo tra il ministero della Transizione ecologica e le Regioni attraversate dal fiume: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Autore: Redazione Greencity
ll Ministero della Transizione ecologica (MiTE) ha firmato il progetto per la rinaturazione dell’area del Po e che coinvolge tutti gli enti interessati di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.Il Progetto, del valore complessivo di circa 360 milioni di euro, è uno degli importanti impegni previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui il MiTE è responsabile. Si tratta di un investimento che interesserà l’intero bacino del fiume in cui ricadono, fra l’altro, 37 Siti Natura 2000 e la Riserva MAB Po Grande. E' un intervento di grande impatto per il miglioramento dell'ecosistema fluviale, della navigazione, della sicurezza e della qualità della vita per chi vive in quelle zone o le visita come turista. Il Po, infatti, è una delle sei aree prioritarie per la connettività ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici, dove avviare una diffusa azione di ripristino ambientale, rappresentando un primo passo per la più grande e importante azione di recupero ecologico e di adattamento nel nostro Paese. L’eccessiva “canalizzazione” dell’alveo e il consumo di suolo, che ha visto negli ultimi 50 anni una significativa perdita di aree di esondazione naturale con la riduzione dei servizi ecosistemici, hanno aumentato il rischio idrogeologico e la frammentazione degli habitat naturali. È quindi indispensabile avviare una diffusa azione di rinaturazione lungo tutta l'area per riattivare i processi naturali e favorire il recupero della connettività longitudinale e trasversale del grande fiume. Il progetto, con il coinvolgimento dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po, prevede, fra le numerose azioni, la rinaturazione di 37 aree lungo il suo corso più altre 7 nel Delta del Po, con 5 tipologie di interventi: riqualificazione, riattivazione e riapertura di lanche e rami abbandonati; riduzione dell'artificialità dell'alveo e in particolare l’adeguamento dei “pennelli”; riforestazione diffusa naturalistica; contenimento di specie vegetali alloctone invasive.
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