Il
consumo europeo di prodotti legati alla deforestazione rende l'Europa complice di una terribile devastazione. Quello che i cittadini europei mettono in tavola, infatti, ha impatti "nascosti" talmente forti da mettere a rischio interi ecosistemi. Secondo una nuova ricerca,
un cittadino europeo consuma in media circa 60 kg di soia l'anno, le cui coltivazioni prendono il posto di foreste, savane e praterie in Sud America. Dei 33,9 milioni di tonnellate di soia importate in Ue nel solo 2020, ben oltre 20 milioni provengono dal Sud America. Questo significa che ogni nostro pasto potrebbe potenzialmente contribuire alla distruzione di questi preziosi ecosistemi naturali.
Ma c'è una buona notizia:
l'Unione europea si è decisa ad affrontare il tema degli impatti della produzione di cibo e di altre materie prime sulle foreste del Pianeta predisponendo una legge anti deforestazione. Per il WWF è necessario che la normativa comunitaria sia stringente ed efficace, in grado di fermare l'immissione sul mercato europeo di tutte quelle materie prime e prodotti derivati, la cui coltivazione, raccolta o produzione ha impatti negativi sia sulle foreste sia su altri ecosistemi prioritari, nonché sui diritti umani. Per questo il WWF invita tutti a firmare la petizione per
la campagna Together4Forests.
Commissionata dal WWF, la nuova ricerca intitolata
"Mapping the European Soy Supply Chain" ("Mappare la catena di approvvigionamento europea della soia") evidenzia come il 90% della soia che viene consumata da noi cittadini europei sia l'ingrediente "nascosto" dietro al consumo di altri prodotti che scegliamo come carne, uova, latte o yogurt.
"È necessario prendere consapevolezza del peso dei nostri consumi non solo sulle foreste, ma anche sulle praterie e le savane, distrutte a tassi persino più elevati delle stesse foreste per fare spazio all'agricoltura, con impatti catastrofici non solo sulla biodiversità, ma anche sulla salute umana e su tutti gli aspetti della nostra vita. Per soddisfare i bisogni di oggi, derivati da un modello intensivo di produzione animale assolutamente sbagliato, distruggiamo sistemi naturali che hanno un valore impagabile per il funzionamento della biosfera. Quando finalmente ci saremo accorti della distruzione prodotta – anche in termini di nostra salute - dagli allevamenti intensivi che si reggono sull'uso della soia, chi ci ridarà le foreste perse? Nessuno. Molte sono semplicemente irriproducibili",
spiega Isabella Pratesi, Direttore Conservazione del WWF Italia.