La Commissione europea sostiene fermamente
l'idrogeno "pulito" come un modo per ridurre le emissioni di gas serra. L'idrogeno può essere utilizzato per trasportare e immagazzinare energia, come combustibile e come materia prima energetica. Non emette CO2 e non genera quasi nessun inquinamento atmosferico quando viene utilizzato. Pertanto, l'idrogeno pulito (o verde) può aiutare a
decarbonizzare le industrie ad alta intensità energetica, il settore
dei trasporti e il settore energetico. Ma le tecnologie dell'idrogeno devono diventare più mature e, soprattutto, lo sviluppo dell'idrogeno deve raggiungere una scala molto più ampia e la sua produzione deve essere
decarbonizzata.
Ecco perché, nel 2020, quasi tutti i Paesi dell'UE (Italia compresa) hanno firmato un manifesto
aprendo la strada a una filiera dell'idrogeno più pulita. In questo scenario sono stati previsti alcuni IPCEI (Importanti progetti di comune interesse europeo) per il settore dell'idrogeno. Il modello IPCEI dell'UE è essenziale, perché molti progetti di ricerca e sviluppo su larga scala nelle nuove tecnologie sono spesso sottofinanziati.
Non possono essere sostenuti dal mercato, semplicemente perché non c'è ancora mercato a cui rivolgersi, e falliscono. Gli IPCEI, invece, possono essere aiutati dai finanziamenti dell'UE.
Ora la Commissione Ue ha dato il via libera a un investimento di
5,4 miliardi di euro per il primo IPCEI a idrogeno: Hydrogen Technology o Hy2Tech. Gran parte di questi fondi (1 miliardo di euro) sono stati destinati a progetti italiani. Più precisamente, la Commissione ha selezionato sei progetti industriali di imprese italiane (
Alstom, Ansaldo, De Nora/Snam, Enel, Fincantieri, Iveco) e due progetti di ricerca (di
ENEA e
Fondazione Bruno Kessler - FBK).
Gli IPCEI sono definiti come grandi progetti che affrontano un fallimento del mercato o altri importanti fallimenti sistemici in un contesto europeo
basato su interessi europei comuni. Devono contribuire in modo significativo agli obiettivi strategici dell'UE, coinvolgere diversi paesi dell'UE, coinvolgere finanziamenti privati, generare
effetti di ricaduta positivi in tutta l'UE. Nel caso di progetti di innovazione, questi devono essere di grande natura innovativa, al di là dello stato dell'arte del settore interessato.
A cosa serviranno i fondi
“La partecipazione dell’ENEA e degli altri partner italiani al progetto IPCEI Hy2Tech consentirà al nostro Paese di sfruttare le considerevoli
opportunità derivanti dall’utilizzo dell’idrogeno nei diversi settori applicativi, quali industria, trasporti, civile e residenziale, quest’ultimo in blending con gas naturale”, ha commentato il Presidente dell’ENEA
Gilberto Dialuce in merito all’approvazione dei progetti italiani.
Le parole di Dialuce danno una indicazione sulle direzioni che prenderanno i progetti di ricerca applicata che usufruiranno dei fondi europei. Peraltro, ENEA ha già spiegato cosa intende fare: il progetto ENEA vuole colmare il gap tra lo sviluppo di tecnologie innovative in laboratorio e il livello di impianto pilota,
supportando l’industria nella fase di prima industrializzazione. ENEA opererà con attività di ricerca, innovazione, dimostrazione per favorire lo sviluppo e la riduzione dei costi dei processi produttivi e delle tecnologie stesse attraverso la realizzazione di pilot line, infrastrutture e laboratori avanzati e con un elevato livello di automazione.
“Nel Centro Ricerche ENEA della Casaccia (Roma), dove è in costruzione
una hydrogen valley dimostrativa, saranno realizzate 4 pilot line: sviluppo di componenti e sistemi per produzione, trasporto e distribuzione dell’idrogeno; celle a combustibile; power train a fuel cell; integrazione in diverse applicazioni della mobilità. Le pilot line si pongono come un anello di congiunzione tra ricerca e industria per dare impulso al trasferimento tecnologico e all'industrializzazione di prototipi di laboratorio”, ha spiegato Giorgio Graditi, Direttore del Dipartimento ENEA di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili.
Fondazione Bruno Kessler e
Green Energy Storage svilupperanno
batterie di nuova generazione, sistemi di accumulo di energia innovativi che impiegheranno elettroliti non tossici, sostenibili e a basso costo. Il risultato finale del progetto sarà una serie di componenti tecnologici legati a batterie a flusso e batterie della quarta e quinta generazione, oltre a un
prototipo innovativo da 50 kW / 200 kWh per applicazioni sia stazionarie per lo stoccaggio di energia proveniente dalle rinnovabili, sia per l’utilizzo nella mobilità. Le attività si concentreranno anche sullo studio di nuovi design di celle e sistemi di accumulo che mirino a ridurre costi e ingombro, aumentare la sicurezza e migliorare la sostenibilità ambientale.
Cosa faranno le altre aziende coinvolte non è stato spiegato con altrettanto dettaglio, ma lo si intuisce da quanto hanno già fatto in precedenza.
Alstom ad esempio ha già predisposto versioni a idrogeno per la sua linea di
treni regionali Coradia.
Da qualche tempo
Iveco e Air Liquide collaborano per accelerare lo sviluppo della mobilità dei
veicoli pesanti a idrogeno. Questa partnership viene dopo la collaborazione che le due aziende hanno attivato nel progetto HyAMMED (Hydrogène à Aix-Marseille pour une Mobilité Ecologie et Durable) nel sud della Francia, per sviluppare la prima flotta europea di camion elettrici a celle a combustibile.
Lo scorso maggio
Engie e Ansaldo Green Tech, società di Ansaldo Energia attiva nel campo delle energie rinnovabili e dello storage, hanno firmato un accordo per la realizzazione di
impianti di produzione di idrogeno verde e di altre soluzioni di accumulo di energia in Italia. Engie si occuperà della progettazione e realizzazione degli impianti per la produzione di energia elettrica "green" e dell'integrazione dei sistemi di gestione della produzione e stoccaggio di idrogeno, mentre Ansaldo Green Tech realizzerà gli elettrolizzatori che, sfruttando l'energia elettrica da fonte rinnovabile, produrranno l'idrogeno da dedicare alle utenze finali.