Apple abbandona la Camera di Commercio USA

Disaccordo totale sulla posizione nei confronti dei cambiamenti climatici. Altre società potrebbero seguire l’esempio del gigante dell’elettronica per consumatori.

Autore: Redazione GreenCity

Apple, il gigante dei personal computer e dell’elettronica di consumo in genere, ha annunciato l’intenzione di abbandonare la Camera di Commercio americana, in disaccordo con le posizioni anti-regolamentazione delle emissioni di gas serra espresse dai vertici dell’associazione.
In una comunicazione scritta inviata all’associazione, la Vice Presidente di Apple, Catherine Novelli ha detto che “Apple sostiene la regolamentazione delle emissioni di gas serra, ed è frustrata dal vedere che la Camera di Commercio sia in contrasto con questi sforzi”.
Apple è la prima, tra le grandi compagnie di prodotti per il consumatore degli Stati Uniti, a prendere tale decisione. Nelle settimane scorse anche alcune delle utilities che fanno parte della U.S. Chamber of Commerce - PG&E, PMN ed Exelon – avevano annunciato la volontà di non rinnovare l’adesione all’associazione alla scadenza della tessera.
La decisione di Apple è invece effettiva immediatamente. Altre hanno fatto e stanno facendo pressioni sui vertici della Camera di Commercio perché cambi rotta e rinunci alla politica di contrasto con gli sforzi di regolamentare le emissioni.
La scorsa settimana, Nike ha reso noto il suo scontento nei confronti della Camera rinunciando al suo seggio in seno al consiglio, dicendo che si aspettava che la Camera di Commercio svolgesse un ruolo positivo nelle discussioni sui cambiamenti climatici.
È importante che le società USA siano rappresentate da una camera forte ed efficace. Siamo convinti che, su questo tema dei cambiamenti climatici, la Camera di Commercio non abbia rappresentato le diverse posizioni ed opinioni in seno al consiglio.”
La difesa della Camera di Commercio è stata fatta da Thomas Donahue, Presidente e CEO della camera, secondo il quale “la Camera vuole che gli USA e le altre nazioni trovino un accordo internazionale che fissi impegni di riduzione in materia di emissioni di CO2, pur assicurando a ciascun paese la possibilità di trovare la sua propria strada per raggiungere l’obiettivo.”

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