L'energia rappresenta il punto principale delle discussioni a Copenhagen. Ecco una breve disamina della posizione dell'Unione Europea la riguardo
Autore: Redazione GreenCity
Le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra provengono in gran parte dall'utilizzo e dalla produzione di energia. Ecco perché la politica energetica è essenziale per raggiungere gli obiettivi in materia di lotta al cambiamento climatico. Agire congiuntamente nel settore dell'energia non rappresenta una novità: da molti anni l'UE dispone infatti di un quadro strategico comune in materia. Anche una risposta comunitaria congiunta a una crisi energetica non sarebbe una novità: infatti, in seguito alla crisi di approvvigionamento dei primi anni 1970, l'UE si è dotata di una politica coordinata per quanto riguarda le riserve strategiche di petrolio greggio e di prodotti petroliferi. Di fronte agli avvertimenti sempre più pressanti lanciati degli scienziati sugli effetti del cambiamento climatico, l'UE ha riconosciuto la necessità urgente di raccogliere una serie di temi in un'unica politica integrata in materia di clima e di energia per l'Europa. Tale politica punta ad assicurare la competitività, la sostenibilità e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici nonché la loro integrazione con pratiche ambientali ottimali al fine di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas responsabili dell'effetto serra. Gli elementi chiave della politica energetica dell'UE sono i seguenti: · una maggiore efficacia dei mercati dell'energia e del gas; · la diversificazione; · una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili; · il risparmio energetico; · la cooperazione internazionale.
[tit:Una maggiore efficacia dei mercati dell'energia e del gas] Le scelte che facciamo come consumatori hanno un impatto reale sulle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra derivate dall'utilizzo e dalla produzione di energia. Praticamente tutti i consumatori europei sono ormai liberi di acquistare il gas e l'energia presso fornitori di loro scelta, tra cui alcuni specializzati in energie rinnovabili. L'accresciuta efficienza dei mercati sta rendendo l'energia più accessibile, contribuendo a superare gli ostacoli che si frappongono alla riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra. Al contempo essa aiuta l'industria europea a conservare il proprio vantaggio concorrenziale. Tuttavia vi è ancora spazio per dei miglioramenti: dobbiamo assicurare condizioni eque per tutti, non svantaggiando le nuove imprese del settore e facendo circolare liberamente il gas e l'energia all'interno delle frontiere dell'UE. Il commercio transfrontaliero è infatti fondamentale perché i mercati siano caratterizzati da un livello di concorrenza possibilmente elevato.
[tit:Diversificazione] Più sicurezza nell'approvvigionamento significa non dover fare affidamento su una sola fonte energetica o su un pugno di paesi fornitori esterni all'UE. Significa produrre più energia all'interno dell'UE, e, se necessario, assicurarsi l'approvvigionamento da altre regioni del mondo politicamente stabili. Significa anche accettare di condividere gli approvvigionamenti durante i periodi di crisi, giacché il livello di dipendenza dalle importazioni varia considerevolmente da un paese all'altro dell'UE. Circa l'80% dell'energia che consuma l'UE proviene da combustibili fossili - petrolio, gas naturale e carbone – che rappresentano importanti fonti di emissioni di CO2. La tecnologia contribuisce a ridurre tali emissioni, e le tecniche "pulite" di utilizzo del carbone dovrebbero diventare operative nel corso del prossimo decennio. Tuttavia le risorse in combustibili fossili sono limitate e saranno quasi esaurite entro la metà del secolo. Limitare il ricorso ai combustibili fossili contribuisce quindi a migliorare la sicurezza energetica dell'UE e a limitare il cambiamento climatico. In più le risorse proprie di combustibili fossili dell'UE si stanno esaurendo più rapidamente di quelle del resto del mondo. L'UE è sempre più dipendente dalle importazioni, e dunque sempre più vulnerabile di fronte alle crisi dei prezzi e degli approvvigionamenti. Se non metteremo sotto controllo il nostro consumo energetico e non differenzieremo le nostre fonti energetiche, la nostra dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas potrebbe raggiungere rispettivamente il 95% e l'84% entro il 2030. Attualmente il 50% circa degli approvvigionamenti di gas dell'UE proviene da tre sole fonti: Russia, Norvegia e Algeria; inoltre l'UE importa circa due terzi del proprio fabbisogno petrolifero dall'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) e dalla Russia. Il livello generale della dipendenza dell'UE in relazione alle energie importate era pari al 53,8% nel 2006. Visto che l'UE non possiede risorse proprie in combustibili fossili, la diversificazione verso una maggiore produzione energetica interna imporrà un maggiore ricorso alle tecnologie a tenore di carbonio basso o nullo basate su fonti d'energia rinnovabili, quali l'energia solare, l'energia eolica, l'energia idraulica e la biomassa. A lungo termine una quota della nostra energia potrebbe venire anche dall'idrogeno. In alcuni paesi dell'UE anche l'energia nucleare farà parte del mix di energie. Nel prossimo futuro l'energia nucleare proverrà dalla fissione nucleare, poiché la tecnologia basata sulla fusione nucleare non sarà probabilmente disponibile prima della seconda metà del secolo.
[tit:Una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili] Sin dagli anni 1990 l'UE ha iniziato a sviluppare ed incoraggiare l'utilizzo e la produzione di energie rinnovabili per sostituirle ai combustibili fossili. La promozione dell'energia rinnovabile permette di differenziare l'utilizzo delle fonti di energia e contribuisce alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico nonché allo sviluppo di nuove industrie e tecnologie. Inizialmente i paesi dell'UE avevano concordato un obiettivo indicativo del 12% per l'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili entro il 2010. Per raggiungerlo sono state adottate nuove leggi che fissano obiettivi nazionali riguardo all'elettricità prodotta a partire da fonti d'energia rinnovabili ed ai biocarburanti nei trasporti, in modo da alzare la quota di energie rinnovabili nei paesi dell'UE. Inoltre il settore privato è stato incoraggiato a compiere gli investimenti necessari. Nel 2007 i capi di Stato e di governo dell'UE hanno adottato una posizione ancor più rigorosa, fissando l'obiettivo di ricavare il 20% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2020. In seguito a tale decisione sono stati fissati obiettivi nazionali diversi per ciascun paese, al fine di raggiungere il 20% per l'UE come entità unica. L'obiettivo del 20% di fonti rinnovabili presuppone un nuovo obiettivo vincolante: infatti entro il 2020 il 10% dei nostri carburanti destinati ai trasporti dovrà provenire da fonti rinnovabili, compresi i biocarburanti. Questi obiettivi permetteranno di aumentare in maniera radicale il ricorso alle energie rinnovabili. In futuro aumenterà il ricorso alle biomasse (legno), al biogas e ai rifiuti biodegradabili, ad esempio nelle centrali elettriche, nonché alla cogenerazione, tecnica in base alla quale il vapore generato durante la produzione di elettricità non viene sprecato ma riutilizzato, ad esempio nei sistemi di riscaldamento urbano. Le caldaie a biomassa saranno sempre più diffuse negli edifici, sostituendo gli impianti di riscaldamento elettrici ad acqua calda o a combustibile liquido. È previsto anche un aumento dell'estrazione di calore dal suolo (fonti geotermiche) e del ricorso all'energia solare. L'aumento più marcato nella produzione di elettricità avverrà assai probabilmente nel campo dell'energia eolica, grazie alle turbine sempre più numerose ed efficaci. Infine un maggiore ricorso ai carburanti rinnovabili nei trasporti permetterà di ridurre le emissioni di CO2 di questo settore in rapida crescita.
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