Tecnologia IT contro i gas serra

Secondo IDC, la massiccia introduzione di tecnologia IT potrebbe ridurre le emissioni di un miliardo di tonnellate per persona

Autore: Redazione GreenCity

Il Giappone è il paese dove le infrastrutture di Information Technology (ICT) hanno raggiunto il massimo sviluppo nella lotta alle emissioni di gas serra, almeno a livello potenziale. Lo afferma l'istituto di ricerca IDC, che ha posto il paese dell'Estremo Oriente al primo posto – con 16 punti – del suo Sustainability Index, la classifica con cui misura la capacità – potenziale – dei paesi del G20 di combattere le emissioni di Co2 e degli altri gas serra grazie all'utilizzo di infrastrutture ICT.
Al secondo posto figurano gli Stati Uniti, con 20 punti, seguiti da Regno Unito, Francia, Germania e Brasile, tutti con 21 punti.
Lo studio mostra come diciassette diverse tecnologie ICT possano ridurre di quasi 5,8 miliardi di tonnellate (GT) le emissioni di CO2 nei quattro maggiori settori economici - energia, trasporti, industria e costruzioni – entro il 2020. Quasi una tonnellata per ciascun essere umano.
Le tecnologie ICT incluse nello studio sono state selezionate in base a tre criteri: la capacità di assicurare effetti positivi entro tre anni, di supportare potenza elaborativa significativa all'interno di una rete e, infine, di essere indipendenti da altre tecnologie.
Lo studio si è concentrato sui paesi del G20 perché è in questo gruppo che si produce la maggior quantità di gas serra (circa il 70% delle emissioni globali).
Secondo i risultati rilasciati da IDC, il Giappone potrebbe raggiungere una riduzione di emissioni pari a 318,5 milioni di tonnellate entro il 2020. I trasporti rappresentano il settore con il potenziale di riduzione più elevato, circa il 30%, seguito da energia e costruzioni con il 27% ed il 25%.
La Cina potrebbe arrivare a risparmiare 200 milioni di tonnellate di emissioni grazie all'introduzione di tecnologie ICT nella sola produzione e distribuzione di energia. Per gli USA, il settore dei trasporti potrebbe valere qualcosa come 500 tonnellate di CO2 risparmiate.

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