Un nuovo modello per valutare la danger zone dei progetti IT

L'elevata velocità di innovazione mette spesso a rischio anche i progetti più ambiziosi.

Autore: Redazione GreenCity

L'Information technology è uno dei settori d'industria con la più elevata velocità di cambiamenti. Le innovazioni si susseguono una dopo l'altra, ad un ritmo talmente serrato che, a volte, i primi ad essere in difficoltà sono i manager incaricati di portare a termine progetti a lunga scadenza. Le aziende si trovano spesso a dover intervenire con correzioni, onde riportare un progetto in linea con quanto messo in tabella. O chiuderlo.
Un ricercatore olandese, Erald Kulk, ha messo a punto un modello per permettere una migliore valutazione della situazione di un progetto, onde verificare fino a che punto è possibile apportare correzioni.
Con il suo modello, Kulk ha calcolato con precisione il momento in cui un progetto entra nella 'danger zone', ovvero il momento in cui "entra più lavoro di quanto venga completato", fatto che rende impossibile finalizzare l'attività. Uno dei fattori che ha preso in considerazione per l'elaborazione del calcolo è la dimensione del progetto: uno di grandi dimensioni può raggiungere questa danger zone molto rapidamente, lasciando poco spazio per ulteriori passi.
Contrariamente alle aspettative, a finire più spesso in questa danger zone – vere e proprie sabbie mobili che ingoiano anche i progetti più ambiziosi e finanziati – sono le aziende più grandi e con le maggiori dimensioni dal punto di vista IT. Quelle piccole, si dimostrano solitamente più agili e flessibili, e hanno quindi una percentuale di successo superiore.
Il modello messo a punto da Kulk è pensato proprio per aiutare le grandi aziende a superare questa situazione.

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