"Partiremo da Copenhagen", ha detto in una conferenza stampa la Commissaria UE per la politica contro i Cambiamenti
Climatici, la danese
Connie Hedegaard (nella foto a lato), impegnata in queste settimane a preparare la posizione EU al COP16 di Cancùn, in Messico. Il che, forse, non è propriamente di buon auspicio, visto e considerato che l'anno scorso, all'appuntamento nella capitale scandinava, l'Europa, come si suol dire, 'entrò Papa ed uscì cardinale'.
COP15 a Copenhagen, in effetti, ha evidenziato un netto ridimensionamento della posizione e dell'autorevolezza europee nel campo delle politiche ambientali...e non solo. Partire da lì, quindi, se può essere un atto di sano realismo (quello che, probabilmente, è mancato dodici mesi fa) costituisce anche un'ammissione di sconfitta e di subalternità.
Cosa si aspetta di ottenere, dunque, la Commissaria Hedegaard, dalla serie di incontri messicani, in calendario dal 5 dicembre? "
Un accordo bilanciato – ha detto – che tenga in considerazione le esigenze dei paesi in via di sviluppo e di quelli sviluppati".
"Ci aspettiamo anche - ha aggiunto – che sul tavolo vengano messi
non solo i temi dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della tecnologia, ma anche argomenti forse più ostici, più difficili e tecnici, ma che stanno nel cuore della questione, quali il futuro del mercato delle emissioni".
E i soldi?
L'Unione Europea ha pronti investimenti per 2,2 miliardi per quest'anno, ma si aspetta che anche altri attori abbiano la stessa disponibilità (ovviamente, secondo le rispettive capacità).
Rimane sul piatto la proposta Europea di arrivare fino al 30% di riduzione delle emissioni, invece del 20% contenuto nella proposta formale.
"Noi siamo pronti, se anche altri se la sentono". Idee, proposte, obiettivi e disponibilità al finanziamento già presenti l'anno scorso, con i risultati che conosciamo. C'è da sperare che, quest'anno, la delegazione EU si muova con maggiore capacità dal punto di vista diplomatico e sappia vincere il favore degli altri Paesi.