Gli iscritti di Assodistil dichiarano un sempre maggior interesse verso le potenzialità energetiche della distillazione.
Autore: Redazione GreenCity
Un'indagine tra gli iscritti di Assodistil rivela il crescente interesse degli imprenditori per le potenzialità energetiche del settore, sottolineando il ruolo ambientale sempre più significativo ormai assunto dall'attività di distillazione. Lo dimostrano i dati di un'indagine effettuata da Assodistil, l'associazione che rappresenta l'industria italiana della distillazione, tra i suoi associati. In particolare, lo studio rileva un interesse diffuso nei confronti delle potenzialità energetiche della filiera vitivinicola. Il nuovo "oro verde" si ottiene, infatti, dallo sfruttamento dei sottoprodotti della distillazione, come le vinacce – le bucce degli acini d'uva – i vinaccioli (i semi dell'uva) e i residui della lavorazione della frutta. Un ristretto numero di industriali ha avviato anche l'attività di cogenerazione, impiegando anche biomassa da rifiuti, come gli stralci di potatura e reflui liquidi. Nel complesso, gli investimenti delle distillerie industriali in questo ambito, ad oggi, ammontano a 250 milioni di Euro, pari a 500mila tonnellate di biomasse utilizzate per fornire elettricità. Per il biogas, si arriva a 1 milione e mezzo di tonnellate lavorate. Nell'85% dei casi, le distillerie hanno impiegato biomasse da filiera corta, ovvero derivanti da attività agricole situate entro 70 km dall'impianto di produzione elettrica. Un dato che conferma il valore ambientale di questo filone di attività che, oltre a produrre energia alternativa, si rivela praticamente a impatto zero rispetto al territorio circostante. Nel complesso, si parla di 100 megawatt installati, di cui 90 a biomasse (vinacce e loro componenti, bucce, vinaccioli e raspi) e 10 a biogas dai reflui della distillazione (borlande). Da questi dati, emerge con forza come il settore distillatorio rappresenti il 5% dell'intero panorama delle rinnovabili da biomasse in Italia.
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