Goletta Verde di Legambiente presenta il dossier Trivella selvaggia

Sui mari italiani incombe la minaccia di 70 nuove piattaforme petrolifere. 30.000 km2 di mare, una superficie più grande della Sardegna, ipotecati dal rischio di nuove estrazioni di petrolio.

Autore: Redazione GreenCity

Non accenna a fermarsi la corsa al petrolio in Italia. Nei mari del Belpaese sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell'ultimo anno, a partire da quello previsto dal recente decreto Sviluppo promosso dal ministro Corrado Passera e in via di approvazione definitiva dal Parlamento, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle.
Attualmente, 10.266 km2 di mare italiano sono oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati (gli ultimi due sono stati sbloccati il 15 giugno scorso nel tratto abruzzese di Adriatico di fronte la costa tra Vasto e Ortona); 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.
In definitiva, tra aree già trivellate e quelle che a breve rischiano la stessa sorte, si tratta di circa 29.700 kmq di mare, una superficie più grande di quella della regione Sardegna.
Questo è lo scenario presentato oggi da Goletta Verde, la storica campagna itinerante di Legambiente da ventisette anni in prima linea in difesa del mare, che in sosta a Trani, punta i riflettori sulla minaccia delle estrazioni petrolifere con la presentazione di "Trivella Selvaggia", il nuovo dossier dell'associazione ambientalista sui numeri ed i rischi della ricerca dell'oro nero per le coste italiane.



"Sull'energia il ministro Passera sta portando il nostro Paese in un vicolo cieco - dichiara Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente -. Ha approvato i nuovi decreti di incentivazione per il fotovoltaico e le altre rinnovabili elettriche riempiendo il settore di burocrazia e paletti inutili e mettendo in serio pericolo un settore strategico per ridurre la dipendenza dall'estero, le emissioni di gas serra e inquinanti nonché per contribuire a far uscire il nostro Paese dalla crisi. Nel frattempo, non ha ancora approvato il decreto sulle rinnovabili termiche e non perde occasioni per dimostrarsi fautore del passato energetico fondato sulle fossili - sottolinea Ciafani -,  come ha dimostrato non solo sulla riapertura alle vecchie richieste di trivellazioni di petrolio in mare ma anche con il tentativo di tenere in vita impianti termoelettrici in stato comatoso come le vecchie centrali a olio combustibile che andrebbero invece dismesse una volta per tutte. Lo sviluppo economico e l'uscita dalla crisi passa per una strada diversa, quella fondata sullo sviluppo delle rinnovabili e di serie politiche di efficienza in tutti i settori, a partire da quello dei trasporti, primo consumatore dei derivati del petrolio nel nostro Paese, che potrebbe portare nei prossimi anni i nuovi occupati a 250 mila unità. Parliamo cioè di numeri dieci volte superiori a quelli ottenuti grazie alle nuove trivellazioni e soprattutto - conclude Ciafani – parliamo di garantire uno sviluppo futuro, anche sul piano economico, sicuramente molto più sostenibile e duraturo dei soli 14 anni che ad oggi sono propagandati con la paradossale rincorsa allo scarsissimo oro nero made in Italy" .

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