WWF: scoperto traffico illegale di tonno rosso attraverso Panama
Tra il 2000 e il 2010, un quantitativo pari a 18.704 tonnellate di tonno rosso sono state commercializzate attraverso Panama all’insaputa dell’ICCAT. Anche l’Italia coinvolta.
Autore: Redazione GreenCity
Un nuovo studio commissionato dal WWF mette in evidenza che tra il 2000 e il 2010, l'equivalente di 18.704 tonnellate di tonno rosso sono state commercializzate attraverso Panama senza che ne sapesse nulla l’ICCAT (la Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni dell'Atlantico e Mediterraneo), l'organismo internazionale di gestione della pesca del tonno rosso. Il tonno rosso è stato esportato a Panama da paesi mediterranei, tra cui Italia, Spagna, Marocco, Tunisia e Turchia, e da lì riesportato in Giappone. “E’ la prima indagine mai fatta su questo problema e probabilmente mostra solo la punta dell’iceberg” dichiara Marco Costantini, responsabile del programma Mare del WWF Italia. Stando ai dati ufficiali delle dogane è stato scoperto che in un decennio circa 14.327 tonnellate di tonno rosso lavorato sono state commerciate attraverso Panama. Un volume che corrisponde a circa 18.704 tonnellate di pesce vivo. “Secondo i dati disponibili, pare che nessuna di queste spedizioni sia mai stata segnalata all'ICCAT" – continua Costantini, "Se confermato dall’ICCAT, questo fenomeno sarebbe pienamente classificabile come pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), secondo gli standard della FAO ". Tutti i Paesi coinvolti erano all’epoca parti contraenti dell’ICCAT e ogni traffico internazionale di tonno rosso doveva essere da loro opportunamente dichiarato per consentire all'ICCAT di fare i controlli incrociati rispetto alle quote di pesca. Secondo lo studio, questo traffico, non registrato nemmeno alle dogane di Panama, potrebbe essere avvenuto senza che il pesce sia stato fisicamente spedito a Panama. Il tutto potrebbe essere avvenuto con navi da trasporto battenti bandiera panamense e il coinvolgimento di compagnie con base a Panama come intermediari tra i paesi produttori e il mercato giapponese. Il WWF ha invitato l’ICCAT, i paesi individuati nello studio e l'Unione Europea, ad avviare con urgenza una indagine investigativa per fare luce sul fenomeno descritto da questo studio.
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