Bidognetti: disastro ambientale. Legambiente parte civile

Legambiente: "Dopo 18 anni occorre riprendere la dignità violata da tanti, troppi, anni di inerzia, opportunismi e collusioni d’ogni risma consumati sulla pelle dei cittadini e dell’ambiente”.

Autore: Redazione GreenCity

“Ci costituiremo parte civile appena sarà possibile nel procedimento penale per riprendere la dignità violata da tanti, troppi, anni di inerzia, opportunismi e collusioni d’ogni risma consumati sulla pelle dei cittadini e dell’ambiente. Sono trascorsi esattamente 18 anni dal primo dossier Rifiuti Spa dove già allora delineavamo con precisione gli scenari presenti e futuri, svelavano intrecci, connivenze, facevano nomi e cognomi dei responsabili di uno tra i più gravi disastri ambientali, economici e sociali che il nostro Paese abbia mai visto. Parlavamo di una regione, la Campania, che  era diventata la grande pattumiera d’Italia, che c’era in atto un patto scellerato tra politici, imprenditori, funzionari pubblici, faccendieri e camorristi, per gestire la torta dei rifiuti urbani e industriali. Cave, terreni agricoli, fiumi, torrenti che si stavano velocemente riempiendo di veleni d’ogni tipo, sotto gli occhi di tutti.“
In una nota Vittorio Cogliati Dezza e Michele Buonomo, rispettivamente presidente nazionale Legambiente e presidente Legambiente Campania annunciano la costituzione di parte civile nel procedimento penale nel confronto del boss Bidognetti per disastro ambientale.
“Circa 65mila tir carichi di rifiuti hanno attraversato mezza Italia per sversare ben un milione e 300mila tonnellate di veleni nella sola discarica Schiavi di Giugliano, una delle otto discariche, poste tra le province di Napoli e Caserta, per anni gestita dai Casalesi un numero che rappresenta  solo un fotogramma per inquadrare 18  anni di mattanza ambientale in Campania, dove i clan dei  casalesi si sono guadagnati cifre record per carichi trafficati illegalmente ed è stato messo a nudo come la regione sia stata sacrificata dalle famiglie mafiose per diventare l’immenso immondezzaio a cielo aperto degli scarti industriali di mezza Italia, con inenarrabili danni ambientali e sanitari. Sono 18 anni - concludono Cogliati Dezza e  Buonomo -  che si studiano le trasformazioni e i meccanismi di questa guerra che sta avvelenando il territorio. I dati sanitari ci sono, la diagnosi è scritta si deve solo intervenire:  per  tutelare una regione, una popolazione ed  un’economia  è necessario da subito avviare con tempi e regole certe  la  bonifica del territorio”.

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