A Nettuno e Focene altre stenelle uccise dal male sconosciuto dei delfini

Arrivano a 57 i casi censiti dalla task-force interministeriale Ambiente-Salute dall’inizio dell’anno.

Autore: Redazione GreenCity

Altri delfini della specie stenella striata (Stenella coeruleoalba) sono morti: il censimento attivato dai ministeri dell'Ambiente e della Salute è arrivato a 57 animali uccisi in due mesi da una causa non ancora individuata che sta facendo strage nel Tirreno.
In media, sulle coste tirreniche italiane si trovavano le carcasse di 4 stenelle nello stesso periodo dell'anno. Domenica mattina la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Anzio è intervenuta, in seguito alla segnalazione di un cittadino, per soccorrere un delfino in fin di vita, mentre l'Istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana ha recuperato altri esemplari morti a Focene (2 carcasse), Passoscuro, Sperlonga, Torvajanica e Marina di Alberese.
Purtroppo per la stenella spiaggiata sul litorale di Cretarossa nel comune di Nettuno i soccorsi sono arrivati quando l'animale era già morto: la stenella si trovava sulla riva, portata probabilmente dalle mareggiate forti di questo fine settimana. Dopo le verifiche condotte in collaborazione con il servizio veterinario dell’Asl Roma e le guardie zoofile di Nettuno, si è accertato che si trattava di un esemplare adulto di circa 2 metri e secondo le prime rilevazioni non sono state riscontrate ferite evidenti. La carcassa è stata inviata all’Izs di Roma per le analisi.
Oltre ai 16 trovati sulle coste di Sicilia, Calabria, Campania e Sardegna, ad oggi sono 41 gli esemplari arrivati nei laboratori dell’Izs Lazio e Toscana, 23 nella sede centrale di Roma e 18 in Toscana.
“L’Izs del Lazio e della Toscana sta eseguendo esami ad ampio spettro, senza escludere alcun ambito di indagine”, afferma Remo Rosati, direttore dell'Izslt, confermando che sono in corso esami anatomo-patologici, istologici, virologici e tossicologici. La causa più verosimile potrebbe essere di natura infettiva, ma non è possibile escludere che l'incidenza straordinaria del fenomeno nei nostri mari sia dovuta a fenomeni legati all’inquinamento o a eventi vulcanici sottomarini.

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