Cetacei: si cerca la causa di morte della balena di Rosignano

L’esame della carcassa, molto degradata, non ha permesso di chiarire il motivo della morte del grande animale.

Autore: Redazione GreenCity

La balenottera trovata morta martedì pomeriggio sulla spiaggia di Rosignano Solvay (Livorno) è il primo caso di “spiaggiamento” di un esemplare di balenottera comune (balenoptera physalus) da inizio anno. 
L’animale è una balenottera femmina lunga 16,4 metri e pesante 15 tonnellate.
Purtroppo le condizioni di conservazione del corpo dell’animale, molto degradato, hanno reso impossibile ogni accertamento sulle cause di morte, e in particolare non hanno permesso di campionare i tessuti necessari a effettuare indagini microscopiche e microbiologiche. Si sta tuttavia tentando la ricerca molecolare di morbillo e di toxoplasmosi (toxoplasma gondii).
La balena aveva alcune coste fratturate. Con tecniche di ricerca di emboli lipidici si cercherà di capire se queste fratture siano precedenti alla morte, tuttavia i ricercatori del Cert ritengono che con molta probabilità le costole siano state spezzate dagli urti della carcassa spinta dalle ondate contro la riva.
Il caso della balenottera si aggiunge all’elenco dei numerosi cetacei ritrovati morti da inizio anno, precisamente 7 esemplari di tursiope (tursiops truncatus), 1 esemplare di globicefalo (globicephala melas), che rappresenta di per sé un’anomalia (risale infatti al 2007 l’ultimo spiaggiamento accertato), 1 esemplare di grampo (grampus griseus), per il quale bisogna attendere i risultati degli esami poiché si tratta di un ritrovamento inusuale per un animale che solitamente vive ad altissime profondità, e 83 esemplari di stenella striata (stenella coeruleoalba). 
Fra i delfini della specie stenella striata, stando ai dati registrati dalla Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi circa il 50% degli animali finora esaminati (12 su 24) è risultato infetto dal virus del morbillo (dolphin morbillivirus), responsabile in passato di due gravi epizoozie nel Mediterraneo (tra il ‘90 e il ‘92 e tra il 2006 e il 2008) e di altri episodi analoghi nel resto del mondo. È stata anche evidenziata la capacità del virus di infettare altre specie di mammiferi acquatici. 
Su circa il 60% degli esemplari esaminati (20 su 32) è stato isolato anche il batterio photobacterium damselae, responsabile di sindromi emolitiche ed emorragiche. Il ruolo di questo agente nell’anomalia in corso rimane tuttavia ancora da comprendere, poiché questo batterio si sviluppa anche nelle carcasse in decomposizione. In generale, tutti i delfini erano fortemente infestati da parassiti, indice di un quadro immunitario compromesso in modo significativo.
Tra le ragioni possibili, oltre al morbillivirus o altri agenti biologici, non si possono escludere anche inquinanti che si accumulano nei tessuti dei cetacei e che possono alterarne la risposta immunitaria. Si tende comunque a escludere episodi di tossicità acuta dovuta all’inquinamento, poiché una circostanza di questo tipo avrebbe danneggiato più specie animali e tutte nello stesso momento.

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