Legambiente su firma accordi Parigi: ora si investa veramente sulle rinnovabili
Legambiente: "Per portarle al 50% nella legislatura, l’Esecutivo abbia il coraggio di realizzare provvedimenti mirati su biometano e autoproduzione da fonti rinnovabili e approvi il decreto per le rinnovabili non fotovoltaiche".
Autore: Redazione GreenCity
Oggi, nella Giornata della terra, si apre alla firma degli Stati l’accordo sul clima raggiunto alla Cop21 di Parigi a dicembre. A New York, presso le Nazioni Unite, depositarie ufficiali dell'Accordo di Parigi, con una cerimonia a cui prendono parte Capi di Stato e di Governo di tutto il mondo, di fatto inizia il processo concreto di firma e deposito dello strumento nazionale di ratificazione dell'accordo. Un trattato con cui i governi si pongono come obiettivo di lungo termine di contenere il surriscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 gradi e di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare 1.5 gradi, in modo da ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici già in corso sulle comunità vulnerabili dei paesi poveri. “Ben vengano i primi chiari impegni annunciati a favore delle fonti rinnovabili dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, oggi a New York alla cerimonia per la firma dell'Accordo Cop21 di Parigi. Il Premier ha dichiarato di voler investire di più e meglio sull’eolico e l’idrico, e soprattutto di voler raggiungere il 50% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro la fine della legislatura - commenta Rossella Muroni, presidente di Legambiente - Un obiettivo importante e a nostro avviso realizzabile in tempi brevi, per questo Legambiente rilancia al Governo le sue tre proposte per incentivare le rinnovabili nel Paese: intervenire con provvedimenti mirati sul biometano e sull’autoproduzione da fonti rinnovabili, e approvare il decreto di incentivo per le rinnovabili non fotovoltaiche. In questo modo si potrebbero superare quelle barriere che oggi impediscono il pieno sviluppo delle energie pulite. È ora che il Governo Renzi dimostri concretamente e chiaramente quale politica energetica intende adottare, e scelga se sostenere veramente la conversione verso un’economia low carbon o rimanere inchiodato alle fonti fossili. Ci sono in Italia tante eccellenze da supportare - prosegue la presidente di Legambiente - per far crescere un’economia ‘nuova’ e sostenibile, coniugando da subito ambiente e lavoro. Dal fotovoltaico, settore in cui il nostro Paese è leader (in testa alla lista della quota elettrica coperta dall’energia solare, con una percentuale dell’8%, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia) ma che è stato affossato dalle politiche del governo. Alla produzione di biometano, che ha un potenziale di produzione nazionale di 8 miliardi di metri cubi, ossia 4 volte tanto quello del metano estratto dalle piattaforme oggetto del referendum del 17 aprile, ma che non può essere immesso in rete per assenza di normativa. Puntare sull’innovazione tecnologica e sulla bioeconomia, rappresenta, da subito, una grande sfida per il rilancio economico dell’Italia e dell’Europa e per il conseguimento degli accordi sul clima”.
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