BCFN: presentato al Salone della CSR “Mi ambiento, libro dei fatti green”

Dei temi dell’alimentazione e di come le nostre scelte impattano su salute e ambiente si parlerà anche il 4 e 5 dicembre a Milano nel corso dell’8° edizione del Forum Internazionale della Fondazione Barilla.

Autore: Redazione Greencity

Come possono le nostre scelte alimentari impattare sia sulla salute che sull’ambiente? E “dove” possiamo trovare il cibo “davvero buono”, al di là del gusto? La risposta è semplice, si trova nel capitolo di “MI AMBIENTO – il libro dei fatti green” (libro promosso ed edito da Pentapolis Onlus) realizzato con la partecipazione della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN). Il libro sarà presentato oggi nel corso di un incontro che si terrà al Salone della CSR e dell’innovazione sociale, presso l’Università Bocconi, e che vede la partecipazione di Luca Di Leo, Head of Media Relations Barilla Center for Food & Nutrition e Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis Onlus e Direttore responsabile di Eco in Città.
“Quello che mettiamo nel piatto può avere un impatto considerevole sulla salute – e questo lo sappiamo tutti – ma non tutti sono ancora consapevoli che le nostre scelte alimentari “pesano” anche sull’ambiente. E’ per porre l’accento su questo tema che abbiamo voluto rileggere il Food Sustainability Index- che la Fondazione ha realizzato in collaborazione con The Economist Intelligence Unit – per identificare quei Paesi che, attraverso delle pratiche virtuose, stanno contribuendo a cambiare in positivo il sistema alimentare, aiutando così il Pianeta. Di questo e di altri temi che ci permetteranno di guardare al cibo da una nuova prospettiva parleremo anche il 4 e 5 dicembre all’8° Forum Internazionale dell’Alimentazione e Nutrizione, che si terrà a Milano”, ha dichiarato Luca Di Leo, Head of Media Relations BCFN. 

ITALIA AL TOP EUROPEO PER RIDOTTE EMISSIONI DI CO2 IN AGRICOLTURA. -34% CO2 RISPETTO AI METODI DI COLTIVAZIONE TRADIZIONALI
Con un punteggio pari a 95,96 (in una scala da 1 a 100) l’Italia si classifica al primo posto, tra i Paesi europei, per minori emissioni di CO2 equivalente in agricoltura. Un risultato molto incoraggiante se si considera che nel mondo le emissioni in questo settore sono aumentate del 20% dal 1990 a oggi (e raddoppiate dal 1960 a oggi) e che attualmente rappresentano il 24% dei gas serra totali. In un mondo in cui si stima che entro il 2050 la produzione agricola possa aumentare del +70% diventa allora fondamentale lavorare per impattare di meno sull’ambiente. In questo senso, in Italia è stato fatto un primo passo in avanti. L’uso di energie rinnovabili, ha portato a una riduzione di circa il 34% delle emissioni di CO2, un valore che ha tutte le potenzialità per poter crescere ulteriormente.  

FRANCIA “CAMPIONE” NELLA LOTTA ALLO SPRECO ALIMENTARE
Lo spreco di cibo è da sempre una “piaga” sociale e ambientale con cui siamo tutti chiamati a confrontarci. Ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (1/3 del cibo del mondo) vengono sprecate senza arrivare neanche a tavola, ovvero circa 4 volte la quantità necessaria a sfamare le quasi 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite. Mentre il gas metano prodotto dal cibo che finisce in discarica è 21 volte più dannoso della CO2. Tra tutti i Paesi è stata la Francia la nazione che più di tutte ha fatto passi in avanti nella lotta allo spreco alimentare (solo il 2,31% del cibo prodotto si perde all’interno della filiera), grazie a una legge all’avanguardia del 2016 che ha reso obbligatorio riutilizzare le derrate alimentari ancora commestibili ma rimaste invendute. Un provvedimento significativo, che ha interessato ogni settore, dalle scuole alle grandi aziende e ha portato a stipulare convenzioni con associazioni no profit per la distribuzione di generi alimentari e a sanzioni per evitare la distruzione volontaria dei prodotti alimentari ancora consumabili.  

AGRICOLTURA BIOLOGICA: OBIETTIVO RAGGIUNTO IN GERMANIA
6,27% del totale: questo è il numero con il quale è possibile riassumere la quantità di terreni che la Germania ha adibito all’agricoltura biologica. Un numero alto se consideriamo che in Paesi come Regno Unito o Francia dedicano allo stesso scopo poco più del 3% delle terre disponibili. Ma il Paese teutonico ha un obiettivo molto più ambizioso: innalzare i valori fino al 20% entro pochi anni, vista la crescita costante della domanda per questo genere di produzione. Un traguardo ambizioso che viene supportato, in generale, anche da un basso uso di pesticidi e fertilizzanti nelle loro tecniche agricole, ma soprattutto a un’ottima gestione delle risorse idriche. La Germania infatti ha saputo adottare politiche di riutilizzo dell’acqua e di ottimizzazione dell’irrigazione tali da rendere il Paese leader nella gestione delle risorse. Si tratta di un approccio strategico da applicare su larga scala, soprattutto se si considera che a livello mondiale ci sono 1,4 miliardi di chilometri cubi di acqua, ma solo lo 0,001% del totale è effettivamente disponibile per l’uso dell’uomo.  

IN BRASILE L’AGRICOLTURA E’ GIOVANE (1 AGRICOLTORE SU 3 E’ UNDER 24)
I giovani, come spiegato dalla FAO, sono “portatori di innovazione”. E questo vale anche per l’agricoltura, settore che più di tutti è chiamato – da qui ai prossimi anni – a trasformarsi per cercare di rispondere alla crescita demografica del Pianeta, provando al tempo stesso a migliorare il suo impatto sull’ambiente. Se in Europa solo 6% degli agricoltori ha meno di 35 anni, c’è un Paese dove questa tendenza è completamente capovolta: il Brasile. Qui ben 1 agricoltore su 3 ha meno di 24 anni. Un contesto che, unito all’uso della tecnologia applicata ai sistemi di irrigazione intelligente o all’utilizzo dei droni per il controllo dei terreni o ancora al monitoraggio automatico delle condizioni climatiche, garantisce un migliore uso delle aree coltivabili e un’ottimizzazione di tutti i processi agricoli. Oggi il Brasile è leader per il suo approccio “giovane” in agricoltura, dovuto principalmente a un tipo di produzione agricola a carattere familiare che riesce a garantire anche una ricchissima biodiversità ambientale.  

LOTTA ALLO SPRECO, SOLO LO 0,66% DEL CIBO PRODOTTO VIENE BUTTATO IN AUSTRALIA
È stato un obiettivo ambizioso a rendere l’Australia leader nella gestione dello spreco: ridurre drasticamente entro il 2020 lo spreco di cibo attraverso tutta la filiera. Questo Paese ci è riuscito realizzando un sistema di gestione dei rifiuti efficiente ed economicamente responsabile che arriva a “sprecare” solo lo 0.66% di tutto il cibo prodotto, mentre il rimanente 99,34% viene riutilizzato e impiegato anche in altri settori. L’Australia allarga il campo di azione non solo alla filiera, ma anche al consumatore finale. Da una parte, infatti, è stata messa in atto una strategia che fa lavorare in sinergia produttori, distributori, trasformatori e rivenditori per dirottare il cibo sprecato dalle discariche ad usi più produttivi (come il compostaggio o l'arricchimento del suolo), dall’altra sono state avviate pratiche di sensibilizzazione per i consumatori tanto da inserire il concetto di impatto ambientale nell’ultima edizione delle Australian Dietary Guidelines.

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