In casa, in cantina o in garage di ogni famiglia italiana ci sono in media 8 elettrodomestici - fra grandi e piccoli - non funzionanti o comunque non utilizzati, per un totale di
circa 200 milioni di pezzi, quasi un quinto delle apparecchiature elettriche ed elettroniche possedute.
Al primo posto, tra i grandi elettrodomestici, troviamo i
condizionatori portatili (il
32% non sono più in uso), seguiti da
asciugatrici (
21%) e da
boiler elettrici (
16%). Tra i piccoli, invece, sul podio le
pianole (
48%), seguite dai
video registratori (
43%) e dai
monitor per il tubo catodico (
38%). In cucina restano inutilizzate anche le
friggitrici (
32%), i
macinacaffè (
31%) e i
tostapane (
20%).
Questi i principali risultati del
“Rapporto di ricerca sulle abitudini di utilizzo e smaltimento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) da parte dei consumatori italiani” commissionato nel 2012 da Ecodom a Ipsos. A partire da questi dati,
Ecodom ha deciso ora di indagare le motivazioni e gli atteggiamenti alla base di questo fenomeno attraverso
l’iniziativa “Garage Story”. Dall’
indagine Doxa, commissionata da
Ecodom nell’ambito dell’iniziativa, emergono
dieci profili che tratteggiano gli atteggiamenti più comuni tra le famiglie italiane..
Al primo posto il filone dei
“disinteressati” (
circa il 31% del campione), di cui fanno parte anche
i pigri e i disinformati, ovvero quelli del
“come faccio a liberarmene”, “non saprei a chi rivolgermi”, “la prossima volta me ne libero”. Per loro portare la vecchia tv all’isola ecologica è una vera
“mission impossible”: non trovano mai il tempo per farlo, oppure non hanno idea di dove andare o a chi rivolgersi e, tutto sommato, neanche sono interessati a saperlo. A questo identikit rispondono prevalentemente le
famiglie over 50, con un livello di istruzione basso e che vivono soprattutto nel sud e nelle isole.
Al secondo posto troviamo
“i razionali”, ovvero
gli accumulatori, gli oculati e gli appassionati del fai-da-te (circa il 29%): per loro conservare il vecchio elettrodomestico è una scelta “ragionata”. Sono quelli del
“non si sa mai, potrebbero sempre servire”, del
“meglio uno di scorta, anche se non funziona”, del
“magari un giorno potrei ripararlo”. Questi profili sono diffusi in
tutte le fasce di età e ben ditribuiti sul territorio nazionale, con una lieve predominanza nelle regioni del centro. Il terzo filone è costituito dagli
“emotivi” (circa
il 20% del campione) i quali non si liberano del vecchio elettrodomestico per una ragione tutta affettiva.
Nostalgici o idealisti, sono quelli del
“magari un giorno diventa un pezzo di design”, del
“ci sono affezionato”, del
“gli apparecchi di una volta non esistono più”. Fra loro, quasi tutti sono
over 50. A completare il quadro troviamo
i polemici (circa l’11%), ovvero quelli del
“per me è faticoso portarli all’isola ecologica, potrebbero venire a prenderseli”, e
i diffidenti (circa il 9%), cioè quelli del
“non sono convinto, chissà dove vanno a finire”. Tra i
polemici prevalgono soprattutto gli
under 35, mentre tra i
diffidenti gli
over 50.
Prendendo in considerazione la tipologia di apparecchiatura elettrica o elettronica, scopriamo che
i piccoli elettrodomestici vengono conservati soprattutto per disinteresse: la motivazione che adduce il
12% degli intervistati è che
“lì dove sono non danno alcun fastidio”; seguiti da chi pensa che
“potrebbero sempre servire”, (ovvero gli oculati, 12%) e da chi ritiene che
“è meglio averne uno di scorta” (gli accumulatori, 11%).
Per i grandi elettrodomestici, invece,
la motivazione principale è che lo smaltimento è un’operazione faticosa: nel
13% degli intervistati, infatti, emerge un
atteggiamento polemico, seguito da chi se ne disinteressa (11%) e da “chi non trova mai il tempo di portarli all’isola ecologica” (10%). Ogni apparecchiatura elettrica ed elettronica è in realtà una “miniera” di materiali: da un
frigorifero, ad esempio, si ottengono
fino a 28 kg di ferro, 6 kg di plastica e oltre 3 kg tra rame e alluminio.
E se da un solo frigorifero è possibile ricavare circa 40 kg di materie prime seconde, Ecodom nel corso del 2012 ne ha recuperate e reinserite nei processi produttivi ben
62.000 tonnellate: al primo posto
il ferro (oltre 44.000 tonnellate), seguito da
plastica (7.000 tonnellate),
rame (2.000 tonnellate) e
alluminio (1.700 tonnellate).
L’utilizzo delle materie prime ottenute ha consentito, inoltre,
un risparmio energetico di circa 272.215 Giga Joule, pari al consumo annuo della popolazione della città di Viterbo (66 mila persone).
“
I RAEE possono diventare risorse preziose se correttamente trattati - commenta
Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom -
e c
iascuno di noi può svolgere un ruolo decisivo per valorizzare il ‘tesoro’ nascosto (e dimenticato) nelle nostre case. D’altra parte, se non ce ne liberiamo in modo non corretto, quegli stessi RAEE rappresentano un rischio per l’ambiente, in quanto contengono sostanze altamente inquinanti; motivo per cui la legge ne prevede la raccolta differenziata e il trattamento da parte di impianti specializzati. È dunque fondamentale - conclude il Direttore Generale di Ecodom
- che aumenti la responsabilità individuale sul tema della raccolta e trattamento degli elettrodomestici a fine vita. Con soli 4 kg pro capite annui di RAEE correttamente trattati, l’Italia si colloca oggi appena al 16° posto della graduatoria europea ed è lontanissima dagli obiettivi di raccolta stabiliti dalla nuova direttiva comunitaria sui RAEE, pari a circa 12 kg/abitante annui (il triplo degli attuali) a partire dal 2019”.
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