Anche nel 2017 la spesa per l’attestato di prestazione energetica continua a crescere.
L’Osservatorio di ProntoPro ha analizzato i preventivi inviati dai certificatori energetici e ha scoperto che la spesa media prevista nel 2017 è stata pari
a 155 euro.
Guardando ai prezzi rilevati nei capoluoghi di regione e prendendo a campione un bilocale di 79 metri quadrati emerge che il podio delle città più care resta invariato rispetto all’anno precedente con
Trento (220 euro) e
Aosta (190 euro)
alla guida, seguite però da
Bologna (180 euro) in luogo di
Trieste (170 euro). Molto interessante il caso del capoluogo friulano che si caratterizza per una stabilizzazione dei costi e non vede alcuna variazione percentuale in termini di costi previsti per un Ape.
L’attestato,
che ha una validità decennale, deve essere sempre accompagnato dal libretto di impianto e dal rapporto di controllo di efficienza. Può essere redatto da diverse figure professionali quali architetti, ingegneri, geometri e periti, ma anche laureati in scienze e tecnologie agrarie, forestali e ambientali, della chimica industriale, diplomati in meccanica o meccatronica, matematici, fisici o chimici (con corso di formazione) e solo su ProntoPro
sono più di 15.000 i certificatori energetici iscritti.
La crescita dei costi per la realizzazione degli attestati energetici varia molto a seconda delle città prese in considerazione.
Campobasso e Potenza sono i capoluoghi di regione in cui l’aumento percentuale dei costi è più importante:
si va dal 33% di Campobasso al 30% di Potenza. Ciò nonostante,
Potenza resta comunque una delle città in cui è più conveniente ottenere un attestato perché la media dei costi previsti è pari a
130 euro. Il capoluogo lucano è comunque
secondo nel podio delle città più economiche, è infatti preceduto da
Napoli, città in cui si spende 125 euro per un Ape, il 4% in più rispetto all’anno scorso. Terzo posto per
Ancona, Perugia e Torino, con una spesa media
pari a 135 euro. Solo tre le città in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Si tratta di
Venezia, Perugia e Ancona, in cui si riscontra un
calo dei costi dal 16% (Perugia) al 7% (Venezia).
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