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Covid: la Pasqua in lockdown costa 1,7 mld a tavola

Pubblicato il: 02/04/2021
Autore: Redazione GreenCity
Duramente colpiti gli oltre 24mila agriturismi presenti in Italia che si sono impegnati comunque a consegnare pasti o il tradizionale cestino di Pasquetta direttamente nelle case degli italiani lungo tutta la Penisola.
I tre giorni di Pasqua in zona rossa costano 1,7 miliardi ai 360mila ristoranti, bar, pizzerie ed agriturismi costretti alla chiusura in tutta Italia proprio in uno dei weekend più importanti dell’anno dal punto di vista economico, con un impatto devastante su fatturati ed occupazione. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’impatto del lockdown per le festività pasquali.
Alle perdite della ristorazione si sommano poi – rileva Coldiretti – quelle dell’intero sistema turistico con il sostanziale azzeramento delle presenze che si trasferisce a valanga sull’insieme dell’economia per il crollo delle spese per alloggio, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Senza il lockdown un italiano su tre (32%) avrebbe approfittato delle feste di Pasqua e Pasquetta per fare una vacanza secondo l’indagine Coldiretti-Ixe’. Ma a mancare all’appello sono anche gli oltre 4,5 milioni di stranieri che, approfittando della Pasqua, avrebbero preso d’assalto il Belpaese nel mese di aprile, sulla base un’elaborazione Coldiretti su dati Bankitalia.
Le misure di restrizione che scattano sabato 3 aprile per interessare anche la domenica di Pasqua e Pasquetta prevedono la chiusura al pubblico – spiega Coldiretti – di tutte le attività di ristorazione consentendo il solo asporto fino alle 22 (fino alle 18 per i bar), a patto che il consumo non avvenga sul posto o nelle vicinanze. E’ invece è permessa la consegna a domicilio senza limiti di orario.
Con le chiusure dei fine settimana primaverili che valgono in questo momento già l’80% del fatturato ridotto al minimo, la zona rossa a Pasqua riduce ulteriormente la sostenibilità economica delle attività di ristorazione, tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate aumentando le perdite economiche ed occupazionali con conseguenze si fanno anche sentire direttamente sui fornitori di cibi e bevande. Le aperture a singhiozzo e le limitazioni – sostiene la Coldiretti – creano infatti ostacoli alla programmazione dell’attività di ristorazione che si fonda su acquisto e vendita di prodotti deperibili.


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Categorie: Green Life

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