L’albero naturale di Natale trova spazio quest’anno nelle case di
quasi 3 milioni di famiglie per una spesa media di 44 euro, come conseguenza della tendenza dei consumatori ad acquistare degli abeti di varietà particolari ma anche più costose rispetto al tradizionale abete rosso. E’ quanto emerge da una
indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione del week end che precede l’Immacolata durante il quale tradizionalmente si acquista l’albero di Natale con iniziative in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
L’albero di Natale è irrinunciabile per l’85% delle famiglie italiane secondo una tradizione consolidata anche se – sottolinea Coldiretti – la maggioranza del 63% degli italiani sceglie ancora l’albero sintetico recuperato dalla cantina.
L’albero vero tende a rimpicciolirsi non solo per questioni economiche ma anche – continua la Coldiretti – per la facilità di trasporto e del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione.
Oltre che per l’altezza i prezzi variano a seconda delle varietà ma complessivamente, comunque, – precisa la Coldiretti – gli abeti più piccoli che non superano il metro e mezzo saranno venduti anche quest’anno a prezzi variabili
tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari. La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden, ma ottime occasioni si trovano anche in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente a differenza delle piante di bassa qualità importate dall’estero che raggiungono l’Italia
dopo un lungo trasporto con mezzi inquinanti. In Italia gli alberi naturali – informa la Coldiretti – sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi.
Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio – rileva la Coldiretti –
derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in
Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto.
Niente a vedere con le piante di plastica che – continua Coldiretti –
arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente, contribuendo alla diffusione delle microplastiche nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare. Peraltro l’emergenza Covid che colpisce il Paese in una delle tradizioni più sentite – conclude Coldiretti – sottolinea ancora di più l’importanza di restare uniti anche nel sostenere il lavoro e l’economia dei territori con un settore florovivaistico che conta 27mila imprese, per circa 200mila posti di lavoro, compreso l’indotto, stanno uscendo dalle gravissime difficoltà generate dai lockdown.
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