Tanto varie quanto lo sono le culture nel mondo, le superstizioni si ritrovano, in forme diverse, in ogni angolo del globo. Spesso sono nate secoli o millenni fa nel tentativo di cercare soluzioni fantasiose a fenomeni difficilmente spiegabili. Seppure al giorno d’oggi le superstizioni vengano considerate dai più inverosimili, a molti capita di ripetere ugualmente alcuni piccoli riti scaramantici nella speranza di poter scacciare la “sfortuna”.
Poiché capita spesso di interrogarsi sul significato di certe credenze, in occasione del primo venerdì 17 dell’anno - ritenuto in Italia tradizionalmente un giorno sfortunato - gli esperti di Babbel, piattaforma multiprodotto per l’apprendimento delle lingue che offre lezioni su app e live, hanno creato un viaggio alla scoperta di espressioni e curiosità legate alle superstizioni nel mondo.
“Molte società hanno sviluppato, nei secoli, un proprio inventario di superstizioni, la cui analisi può rivelare aspetti interessanti della loro storia. Lo studio di alcuni gesti scaramantici e formule propiziatorie, ad esempio, può rivelare la presenza di stratificazioni culturali altrimenti difficilmente percepibili: emergono, così, paure, nemici e visioni del mondo vari e diversificati”, ha commentato Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel.
Attenzione al martedì e alla pece!
Paese che vai, superstizione che trovi! In (quasi) tutte le culture del mondo, infatti, è possibile individuare delle parole che, se pronunciate, porteranno sicuramente sfortuna - oppure delle azioni che è bene non compiere per non attirare su di sé la cattiva sorte.
- 四: è il carattere cinese che indica il numero 4. La sua pronuncia, però, è estremamente simile a quella della parola “morte”; da ciò deriva l’associazione, in Cina, del numero 4 a qualcosa di negativo.
- En martes ni te cases ni te embarques: se in Italia è il venerdì ad essere considerato un giorno sfortunato, nei paesi ispanofoni è, invece, il martedì. Da qui derivano espressioni come “non sposarti e non imbarcarti di martedì”: meglio evitare di compiere azioni importanti nel “giorno di Marte”, il dio della guerra, in particolare se si tratta di martedì 13 (l’equivalente del nostro venerdì 17).
- Bloody Mary: letteralmente significa “Maria sanguinaria”; sebbene l’aggettivo “bloody” sia comunemente utilizzato nel Regno Unito come intercalare (si pensi, per esempio, a “bloody hell!”), si è invitati a non ripetere questa espressione (“Bloody Mary”) troppo frequentemente; il rischio è, soprattutto nel caso in cui ci si trovi di fronte a uno specchio, di evocare un’entità demoniaca! Il “divieto” deriva infatti dalla leggenda di Bloody Mary, uno spirito maligno che si presenta alle proprie vittime sempre sporco di sangue. Questo personaggio è anche associato alla regina d’Inghilterra Maria I Tudor, tristemente nota per la persecuzione dei non cattolici messa in atto negli anni del suo regno (1553-1558).
- Macbeth: sempre nel Regno Unito, e più in generale nei paesi anglosassoni, è severamente vietato pronunciare questa parola a teatro: in tale contesto, dire “Macbeth”, infatti, significa implicare che lo spettacolo in scena sia destinato al fallimento. La sfortuna legata al termine è dovuta all’enorme successo della pièce shakespeariana: ogni volta che un’opera annoiava il pubblico, la si sostituiva con il Macbeth, che avrebbe, invece, sicuramente attratto un elevato numero di spettatori.
- Złap się za guzik: in Polonia gli spazzacamini sono visti come figure di buon auspicio e, ancora oggi, nonostante sia una professione quasi del tutto scomparsa, vederne uno porta fortuna, ma solamente se subito dopo si “tocca un bottone”. Al contrario, essere sprovvisti di bottoni da sfregare di fronte ad uno spazzacamino significa attirare la malasorte - un po’ come, in Italia, la mancata possibilità di “toccare ferro”.
- Tabi tabi po: quest’espressione filippina, letteralmente “mi scusi”, è tradizionalmente pronunciata quando si attraversa un cimitero o un luogo considerato infestato; così facendo, si dimostra il proprio rispetto agli spiriti presenti, evitando così l’inseguimento e i tormenti che ne potrebbero derivare.
- Porter la poisse à quelqu’un: si usa in francese per dire “portare sfortuna a qualcuno”. Il termine “poisse”, più nello specifico, è riconducibile al verbo poisser, “rivestire di pece”. Si dice dunque che, come la pece, utilizzata un tempo per sigillare e rendere impermeabili le imbarcazioni, anche la sfortuna “si attacchi” alle persone (come il catrame alle barche, appunto) diventando difficilmente rimovibile.
Rosso, pepe e legno: i rimedi contro la sfortuna
Sono molte e varie le espressioni atte a combattere la iella riscontrabili nelle diverse lingue, così come sono numerosi e diversi tra loro i riti scaramantici compiuti in giro per il mondo.
“Imparare a riconoscerli”, commenta ancora Gianluca Pedrotti di Babbel, “permette a chi si avvicina a lingue e culture diverse dalle proprie di evitare spiacevoli fraintendimenti, favorendo così, specialmente nei contesti internazionali, la comprensione reciproca”.
- Πιάσε κόκκινο: in neogreco vuol dire “toccare rosso”. In Grecia è abitudine pronunciare questa frase quando due persone dicono la stessa cosa contemporaneamente: la frase e il conseguente gesto sono curiosamente necessari per far sì che la conversazione in atto non si trasformi in un litigio.
- Touch wood/knock on wood: simile al nostro “toccare ferro”, questa espressione (letteralmente “tocca legno/bussa sul legno”) sembrerebbe derivare già dalla tradizione pagana quando si toccavano querce, noccioli e salici per ringraziare gli spiriti dei boschi per la protezione e l’aiuto. Per altri, invece,sarebbe riconducibile ad un gioco di acchiapparello, “Tiggy-touch-wood”, popolarizzato agli inizi del XIX secolo, in cui ai bambini era concesso salvarsi dalla cattura solamente toccando del legno, per l’appunto.
- Peppar, peppar, ta i trä: come gli anglofoni, anche gli svedesi ricorrono alla pratica di toccare il legno per combattere la malasorte: in particolare, il vecchio incantesimo “pepe, pepe, tocca legno” viene pronunciato dopo aver lodato la propria fortuna, per scongiurare eventuali ritorsioni del destino.
- Ocağıma incir ağacı diktin: in Turchia l’espressione “hai piantato un fico nella mia casa!” è legata alla sfortuna; in questo Paese, consegnare direttamente a qualcuno un oggetto appuntito, come un coltello o un paio di forbici, senza prima posarlo su un tavolo o sul pavimento, è considerato un gesto malaugurante. Nel caso in cui ci si voglia vendicare di un tale affronto, si potrà procedere a piantare un fico davanti alla casa dell’altra persona - una pratica che si crede abbia il potere di invertire la direzionalità del malocchio.
- “Good morning Mister Magpie. How is your lady wife today?” è un’espressione inglese volta a scongiurare la iella. Dato che solitamente le gazze sono in coppia, se per caso se ne incontra una da sola le si dovrebbe rivolgere questa domanda “Buongiorno, signor gazza, come sta oggi la sua signora moglie?”.
- Fingers crossed e Daumen drücken: tra i diversi gesti scaramantici che possono essere fatti con le mani vi è quello dell’incrociare le dita, utilizzato sia in Italia che nei paesi anglofoni. L’origine di questa usanza è da ricercare nel passato, quando i primi cristiani perseguitati, per riconoscersi tra loro, inventarono dei gesti che ricordassero la croce di Gesù. Nei paesi germanofoni, però, si usa incrociare le dita, dietro la schiena, quando si mente: al contrario, per propiziare buona fortuna, qui bisogna chiudere le mani a pugno e nascondere i pollici (die Daumen drücken).
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di GreenCity.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Notizie che potrebbero interessarti:
Istat: italiani meno sedentari
Vacanze di Natale: cresce il fenomeno dello...
Il Panettone conquista le tavole natalizie...
Esplorando il Sudafrica: viaggio-avventura tra...
Glacier Hotel Grawand: dormire a 3.212 metri...
Wellness contadino ai Masi Gallo Rosso in Alto...