Riportiamo così com'è arrivato, il comunicato congiunto delle Associazioni rappresentanti del settore delle energie rinnovabili - ANEV, ANAB, APER, ASSOSOLARE, FEDERPERN, FIPER, GIFI, GREENPEACE ITALIA, ISES ITALIA, LEGAMBIENTE, KYOTO CLUB
Le Associazioni rappresentanti del settore delle energie rinnovabili, esprimono il disappunto e la preoccupazione per le
misure contenute nell'articolo 45 (Terzo Titolo, Sviluppo e Infrastrutture) della
manovra economica del Governo, che rischierebbero in maniera seria di mettere in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro nel settore delle rinnovabili. La
misura prevista abolisce anche retroattivamente l'unico meccanismo di garanzia del sistema di sostegno alla crescita delle Fonti Rinnovabili, che serve invece proprio a tutelare il mercato e a evitare speculazioni derivanti dall'oscillazione artificiosa dei prezzi dei
Certificati Verdi (CV). Estremamente grave è poi il fatto che tale sistema di stabilizzazione del mercato fu introdotto a tutela degli investitori nazionali solo in caso di un eventuale inadempimento del nostro Paese rispetto al raggiungimento degli obblighi liberamente assunti dall'Italia in sede Comunitaria. Il provvedimento proposto, da una prima analisi svolta, rischia seriamente di compromettere le iniziative in essere, che ricordiamo nel solo settore eolico al 2009 vedono occupati circa 25.000 lavoratori (con un incremento di circa 5.000 unità nel solo anno 2009), tra settore e indotto.
Inoltre la formulazione del medesimo articolo 45
comprometterebbe tutti gli investimenti in corso di finanziamento nel settore delle rinnovabili, che negli ultimi due anni è stato uno dei pochi comparti anticiclici a consentire la crescita occupazionale nel nostro Paese. Tecnicamente
l'abolizione dell'obbligo del riacquisto dei Certificati Verdi in eccesso in dote agli operatori delle rinnovabili da parte del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) potrebbe portare, in assenza di un adeguamento coerente della quota d'obbligo, a una sostanziale
destabilizzazione del sistema e di conseguenza, da un punto di vista occupazionale, agli effetti disastrosi sopra richiamati.Infatti, alla certa fase di stallo nell'investimento in nuovi impianti, con il conseguente blocco di nuove assunzioni, si aggiungerebbe una perdita di occupazione del settore e dell'indotto derivante dal sicuro default finanziario per le iniziative in essere che vedrebbero tagliati i ritorni economici necessari a ripagare gli investimenti.
Tale provvedimento, che certamente presenta profili di
illegittimità rispetto alla modifica retroattiva del sistema, andrebbe a generare sui progetti già in essere una grave situazione di insolvenza i cui effetti sarebbero, oltre ai danni economici indicati in centinaia di milioni di euro e di perdita di livello occupazionale, anche i
mancati benefici ambientali che a loro volta genererebbero al 2020 costi inaccettabili e insostenibili per il sistema Paese. Si segnala, infine, che l'effetto certo sui progetti in esercizio, genererà a valle del default finanziario, oltre alle citate perdite di livello occupazionale, anche
perdita di capacità produttiva, e di produzione elettrica da Fonte Rinnovabile automaticamente derivante dal blocco delle iniziative, nonché il corrispondente ritorno per gli Enti locali interessati dai progetti che beneficiano di introiti legati alle iniziative presenti sul territorio.
A fronte di questo quadro di gravi ripercussioni, il beneficio per le bollette che tale intervento garantirebbe, secondo i calcoli dell'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas, è di 530 milioni di euro per il 2010, già peraltro in sensibile riduzione rispetto al 2009 (640 milioni di euro) e in prospettiva sempre meno rilevante. Infine, gli effetti del provvedimento, che inciderebbero in maniera ingente su tale sistema e sui suoi equilibri occupazionali consolidati in oltre quindici anni di sviluppo, comporterebbero una sostanziale incomprensibilità della sua applicazione, anche in virtù del rapporto tra quanto immediatamente risparmiato nelle bollette rispetto al gettito economico perso per i molti anni a venire.
Per quanto sopra detto e anche alla luce del prossimo
necessario intervento normativo di riordino del sistema degli incentivi (previsto entro il dicembre 2010 dalla Direttiva Comunitaria), nonché alla luce del prossimo invio del Piano di Azione che l'Italia trasmetterà entro giugno a Bruxelles nell'ambito degli obblighi comunitari della 20/20/20, si ritiene indispensabile per il nostro Paese evitare ulteriori azioni destabilizzanti sul settore delle Fonti Rinnovabili, rivedendo tale intervento in ambito coerente con le altre iniziative e rimandando ogni azione a un organico riordino dei meccanismi vigenti entro la fine dell'anno come in effetti già previsto.
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