Il
Banco Informatico, piccola ma agguerrita
onlus milanese,
chiede alle aziende che dismettono computer ancora funzionanti di donarli per scopi sociali, invece di rottamarli o di venderli a un trader. La onlus fino a oggi è riuscita a salvare dallo smaltimento oltre diecimila computer in buono stato, che sono serviti al lavoro di 1200 organizzazioni non profit, in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
Secondo un recentissimo rapporto delle Nazioni Unite (
Report StEP – Solving the E-Waste Problem) il flusso di computer dismessi nel Terzo Mondo si moltiplicherà per quattro in Cina, per cinque in India, per otto in Africa, entro il 2020.
Probabilmente allora questi Paesi non saranno più disposti a fare da discarica ai rifiuti elettronici del mondo industrializzato, come succede oggi.
Nella sola Europa, infatti, il flusso di rifiuti elettronici è stimato in 10 milioni di tonnellate l'anno, di cui almeno tre quarti prendono clandestinamente la via del Sud del mondo, dove sono trattati senza norme di sicurezza per estrarne alcuni metalli preziosi, spesso tossici per l'uomo e per l'ambiente.
L'Italia non fa eccezione, con circa un milione di pc smaltiti all'anno, di cui almeno il 10% è ancora funzionante. Un futuro per nulla remoto, dunque, ci vede vittime – colpevoli - di una vera e propria alluvione di scarti tecnologici che si riverserà su casa nostra.
Il
riuso solidale della tecnologia allunga la vita utile delle macchine: dunque è un gesto importante di responsabilità sociale, ma anche di attenzione all'ambiente rispetto a un fenomeno potenzialmente devastante. L'impegno del Banco Informatico diventa allora un contributo significativo, anche se piccolo, alla salvaguardia dell'ambiente.
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