Greenpeace, ritardi e inganni sul ritiro gratis dell'usato hi-tech
Pubblicato il: 21/12/2010
Autore: Redazione GreenCity
Greenpeace pubblica una nuova video inchiesta sull'adozione del decreto sui rifiuti elettronici entrato in vigore lo scorso giugno. Tanti i ritardi e gli inganni sul ritiro dell'usato.
In occasione delle feste natalizie aumenta l'acquisto dei gadget elettronici. Ma che succede quando vogliamo disfarci di un prodotto hi-tech? Greenpeace pubblica la nuova video inchiesta sull'adozione del decreto sui rifiuti elettronici entrato in vigore lo scorso giugno (D.M. n.65 del 2010). A sei mesi di distanza, il 51% dei rivenditori hi-tech intervistati non adempie ancora all'obbligo di ritiro gratuito "uno contro uno" dei prodotti tecnologici usati a fronte dell'acquisto di un nuovo articolo. La ricerca è stata realizzata in 107 negozi di elettronica - in 31 città italiane - appartenenti alle catene di distribuzione Euronics, Eldo, Mediaworld, Trony e Unieuro, che detengono il 70% circa della quota di mercato. A Firenze, Roma, Salerno, Palermo e Venezia, l'associazione ha effettuato la ricerca filmando alcuni negozi con l'uso di telecamere nascoste. Greenpeace ha stilato una classifica parziale e relativa ai cinque rivenditori contattati. In testa troviamo Eldo, dove il 60% dei negozi ritira gratis l'usato, a cui seguono Mediaworld, Trony e Unieuro. Ultima in lista Euronics dove solo il 45% dei punti vendita rispetta la legge. In 27 negozi (pari al 25%) Greenpeace ha scoperto che il costo di consegna a casa del prodotto nuovo è aumentato per mascherare il ritiro non gratuito dell'usato. In questo caso non ci sono differenze particolari tra le varie aree geografiche del Paese e fra i cinque rivenditori hi-tech oggetto del monitoraggio. Nel 14% dei casi il ritiro gratuito avviene solo se il vecchio prodotto è portato in negozio, mentre nel 12% non viene proprio effettuato (in 13 negozi su 107) e al cliente viene suggerito di contattare l'azienda locale di gestione dei rifiuti o andare direttamente ai centri di raccolta. Proprio i centri di raccolta dei rifiuti sono uno dei nodi nevralgici del sistema di cui Greenpeace ha già denunciato l'inefficienza. I centri sono sotto accusa anche da parte degli stessi rivenditori poiché insufficienti e non sempre accessibili alla grande distribuzione. Su circa 3.000 centri di raccolta, il 70% circa è localizzato in sole quattro regioni d'Italia (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto). D'altra parte, sono i comuni - che ricevono appositi fondi - a dover intervenire per migliorare le condizioni infrastrutturali dei centri stessi.
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