A dieci anni dal primo
World Social Forum, si apre ora una nuova fase per la grande rete di connessione tra
gli attori della società civile, che dalla sua prima edizione (2001, Porto Alegre) invoca un cambiamento radicale per un mondo migliore, più
sostenibile e solidale.
Dal 6 febbraio
Dakar (Senegal) ospiterà il suo 11° annuale incontro, una tappa che, superato il traguardo del decennio, dà il via a ulteriori sfide: dimostrare che
"l'altro mondo possibile", da tanti auspicato, ha già tasselli importanti posti alla sua costruzione e che un modello di civiltà alternativa non è solo necessario, ma improrogabile.
Ai medesimi
obiettivi, passati ora dalla denuncia alla proposta di un nuovo progetto di società e di economia per il benessere di tutti, da sempre si ispira
Terra Futura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di
sostenibilità ambientale,
economica e sociale (Firenze, Fortezza da Basso, dal 20 al 22 maggio 2011), e così i suoi promotori: Fondazione culturale Responsabilità etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell'economia sociale, insieme ai partner Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente. Una loro delegazione sarà tra l'altro presente all'appuntamento di Dakar.
Al centro dell'ottava edizione di Terra Futura il tema della
"cura dei beni comuni" (www.terrafutura.info). Una cura che, considerato il
disinteresse evidente o l'
incapacità dei governi e delle istituzioni di farvi fronte, è sempre più nelle mani dei cittadini e delle organizzazioni. È l'altra parte dell'umanità, quella che non sa e non vuole arrendersi all'irreparabile "tragedia" dei beni comuni, se si pensa che nel 2010, secondo il
Global Footprint Network, si è varcata la
soglia critica oltre la quale il consumo globale delle risorse naturali ha superato il tasso con cui la natura le rigenera.
Il ritardo è già grave e una gestione finalmente responsabile e sostenibile non si può più rimandare: oltre all'irrimediabile
danno ambientale, altrimenti, c'è anche il rischio che vengano meno molti diritti come la salute, l'equità sociale, il lavoro, la sicurezza, l'educazione e l'informazione.
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