La mancanza di prezzi di mercato per i servizi ecosistemici e la biodiversità significa che i benefici che otteniamo, da questi beni, spesso di natura pubblica, in genere sono trascurati o sottovalutati. Il progetto
Economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) dell'Unione Europea
ricorda ai responsabili politici, alle imprese e ai cittadini l'urgente necessità di prestare attenzione a questi fattori nel comportamento e nelle decisioni che adottano. Il progetto Economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) è uno studio avanzato avviato dal G8 e dalle cinque maggiori economie in via di sviluppo, incentrato sui benefici economici globali della diversità biologica e sui costi derivanti dalla perdita di biodiversità e dalla mancata adozione di un'azione efficace.
Oltre ad una relazione tecnica generale – la cui versione aggiornata è tata presentata alla conferenza internazionale sulla biodiversità di Nagoya (Giappone) nel'ottobre del 2010 - il progetto TEEB ha prodotto
studi mirati ai responsabili politici nazionali, alle imprese e alle autorità locali e regionali. Tali studi evidenziano il modo in cui si può porre rimedio all'incapacità dei mercati di tenere adeguatamente conto del valore dei servizi ecosistemici. Con esempi reali provenienti da tutto il mondo, illustrano come il riconoscimento del valore della biodiversità abbia determinato cambiamenti politici, come gli investimenti nel capitale naturale possano essere più redditizi rispetto alle soluzioni artificiali e come la conservazione possa risultare economicamente vantaggiosa.
Questi modelli che la relazione sulla Economia degli ecosistemi e della biodiversità possono essere riversati nella realtà italiana? Il dubbio è molto forte, in particolare per quanto riguarda gli enti locali e regionali.
Se le imprese possono essere accreditate di potere e sapere adattarsi all'eventuale introduzione di nuove modalità di rendicontazione finanziaria che tenga in considerazione il valore del capitale naturale e dei suoi servizi – a patto che ciò avvenga in modo chiaro e con regole precise – diverso e meno positivo ed ottimista è il discorso sulla PA a tutti i suoi livelli. Il deficit di risorse umane con adeguate conoscenze tecniche e tecnologiche, all'interno degli enti locali e regionali, è palese e conclamato. Dubbi fortissimi sussistono anche sulla capacità del mondo della politica di sapere fare propri questi argomenti e portarli avanti con convinzione e decisione.
[tit:TEEB per i responsabili politici]
Il punto di partenza è che, non tenendo conto del valore degli ecosistemi e della biodiversità, i
responsabili politici spesso fanno scelte sbagliate quando rispondono alle sfide con cui si confrontano. La relazione sostiene che, prendendo in considerazione questi fattori, si adottano decisioni più informate, e possibilmente diverse, si migliora la gestione e si ottengono benefici reali per la società, in particolare per i meno fortunati, la cui dipendenza dai servizi ecosistemici è più diretta.
La mancanza di prezzi di mercato per i servizi ecosistemici e la biodiversità significa che i benefici che otteniamo da questi beni, spesso di natura pubblica, in genere sono trascurati o sottovalutati nel processo decisionale. Ciò contribuisce alla perdita di biodiversità e compromette il benessere delle persone. Le ripercussioni sono enormi. La perdita degli ecosistemi delle foreste tropicali è responsabile da sola di circa un quinto delle emissioni globali di gas a effetto serra.
La relazione individua due sfide per i responsabili politici: comprendere il valore del capitolo naturale e tenerne conto nel processo decisionale, e fornire risposte efficaci e ragionevoli. Ciò si può fare in vari modi:
- ricompensando coloro che preservano o migliorano i benefici offerti dagli ecosistemi, come le risorse idriche o il rimboschimento, tramite pagamenti;
- riformando le sovvenzioni, che attualmente ammontano a quasi mille miliardi di dollari l'anno e per un terzo sostengono la produzione ed il consumo di combustibili fossili;
- oppure ricorrendo alla regolamentazione per stabilire norme ambientali e regimi di responsabilità efficaci.
La relazione propone inoltre di estendere le zone protette, che attualmente coprono il 13,9% della terraferma ed il 5,9% delle acque marine territoriali, ma soltanto lo 0,5% delle acque profonde. Oltre alle zone protette, la relazione sottolinea la necessità di investire in infrastrutture ecologiche nel paesaggio generale.
[tit:TEEB per le imprese]
La perdita di biodiversità ed il degrado degli ecosistemi rappresentano gravi rischi per le imprese. Al tempo stesso, però, contrastando queste tendenze distruttive si possono cogliere notevoli opportunità, soprattutto perché i consumatori tendono sempre più a preferire prodotti e servizi rispettosi della natura. Secondo la relazione, le imprese che comprendono e gestiscono i rischi derivanti dalla perdita di biodiversità e dal degrado degli ecosistemi, adottano modelli operativi flessibili e resistenti e agiscono rapidamente in modo da cogliere le opportunità commerciali hanno maggiori possibilità di prosperare.
La relazione rileva che se i cambiamenti climatici hanno stimolato i mercati del carbonio e i servizi ecosistemici, anche la biodiversità e i servizi ecosistemici offrono opportunità agli investitori e agli imprenditori. Spiega come
i prodotti agricoli e forestali certificati possano rispettivamente generare un mercato di 900 miliardi di dollari e 50 miliardi di dollari entro il 2050, e le compensazioni volontarie della biodiversità un mercato di 400 milioni di dollari (in aggiunta a quello molto più vasto delle compensazioni obbligatorie). La relazione afferma che la sfida per le imprese è
perseguire obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, realistici e attuali (SMART) e rivolge loro sette raccomandazioni chiave. Le imprese dovrebbero individuare il loro impatto sulla biodiversità ed i servizi ecosistemici e la loro dipendenza dai medesimi. Valutare i rischi economici associati, fissare obiettivi SMART e prendere provvedimenti per evitare, minimizzare e attenuare i rischi.
Dovrebbero inoltre sfruttare le opportunità derivanti dalle economie di costi, da nuovi prodotti e nuovi mercati, integrare la strategia commerciale e l'azione sulla biodiversità nelle più ampie iniziative di responsabilità sociale e impegnarsi attivamente con altre imprese, con il governo, le ONG e la società civile.
I commercialisti, i contabili e gli organismi di rendicontazione finanziaria, in particolare, possono fornire un importante contributo, elaborando norme per valutare e rendere noto l'impatto delle imprese sulla biodiversità e sugli ecosistemi. Sono già disponibili orientamenti, principi e metodi diversi, ma la maggior parte non consente di quantificare l'impatto effettivo del comportamento aziendale.
[tit:TEEB per i responsabili degli enti locali e regionali ]
L'ultima relazione TEEB, pubblicata in settembre, mostra ai responsabili degli enti locali
come apprezzare meglio il valore e i servizi offerti dal capitale naturale (foreste, parchi e corsi d'acqua) e come sfruttarne i benefici per le politiche locali, quali la gestione urbana, la pianificazione territoriale e la gestione delle zone protette. Spiega che l'uso inefficiente delle risorse e la scarsa preoccupazione per i nostri sistemi naturali determina la perdita del nostro capitale naturale. Se tale perdita raggiunge un punto di non ritorno, il recupero e la ricerca di alternative richiederanno molto tempo e denaro e notevoli sforzi.
La relazione propone
sei passi per includere i servizi ecosistemici nella politica locale e regionale:
- stabilire e decidere le tematiche politiche con i soggetti interessati al fine di evitare successive incomprensioni;
- individuare i servizi ecosistemici più importanti;
- definire le esigenze in materia di informazione e selezionare metodi di valutazione appropriati;
- valutare gli ecosistemi;
- individuare e valutare le opzioni politiche;
- valutare le conseguenze sui diversi gruppi nella comunità.
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