Nell'
anniversario del Protocollo di Kyoto Legambiente propone di fare dell'edilizia il settore di punta dell'innovazione energetica: "
Case di classe A e fonti rinnovabili per ridurre le bollette dei cittadini, creare lavoro e rilanciare l'economia".
Pareti senza isolamento, finestre sottili e montate male, ponti termici tra diversi materiali, serramenti e solai che facilitano le dispersioni di calore.
Gli edifici in cui abitiamo e lavoriamo sono responsabili, in nove casi su dieci, di rilevanti dispersioni di calore e quindi costringono a usare riscaldamento e condizionatori, facendo così aumentare i costi in bolletta e diminuire il comfort e la vivibilità.
Una squadra di tecnici ha analizzato 100 edifici tra appartamenti e uffici in 15 città italiane, e solo 11 (tutti costruiti a
Bolzano) sono quelli
"promossi" da Legambiente che, con la campagna nazionale
"Tutti in classe A", vuole promuovere una nuova cultura del
costruire sostenibile.
Per mostrare difetti e pregi degli edifici sono state utilizzate immagini termografiche realizzate con un apposito
macchinario capace di evidenziare le caratteristiche termiche ed energetiche dei materiali nelle pareti esterne dell'edificio Legambiente ha scelto queste particolari "fotografie" per dimostrare come sia possibile
riqualificare gli edifici per renderli, oltre che meno energivori, più belli, più ospitali, più salubri.
Per quanto riguarda gli edifici residenziali sono state prese in considerazione costruzioni realizzate negli ultimi dieci anni, ossia nel momento del boom dei prezzi, venduti spesso a cifre superiori a 3/4.000 Euro a metro quadro.
Se si considera che la differenza di
costo di una Casa di Classe A rispetto a una "normale" è del 5-10%, e il costo di costruzione è 1.000 Euro a mq mediamente, si capisce come non sia un problema di costi a impedire di investire nella qualità.
Sono stati
analizzati anche edifici pubblici perché Regioni e Comuni hanno delle responsabilità importanti nel definire obiettivi, prestazioni e
controlli in edilizia. E dovrebbero dare il buon esempio evitando sprechi nelle loro strutture.
I risultati, purtroppo, sono chiarissimi:
bocciati 18 edifici su 19 con dispersioni a volte clamorose che obbligano ad un superlavoro i termosifoni d'inverno e i condizionatori d'estate.
L'unico edificio che si salva è la
nuova sede amministrativa della Provincia di Bolzano, con standard di
edificio passivo CasaClima Gold.
Per capire le differenze per chi vi abita, le foto di Bolzano mostrano le caratteristiche omogenee delle pareti, il cui isolamento permette di
evitare sbalzi termici.
In questo modo si possono ridurre i costi del riscaldamento e del raffrescamento.
Per fare un esempio, un
edificio certificato di Classe A ha bisogno di circa 30 kWh/mq anno per il riscaldamento (paragonabile alla capacità di 3 litri di gasolio per riscaldare efficientemente per un anno la superficie di 1 m²), rispetto ad un edificio nuovo di Classe C che ha bisogno di circa 70 kWh/mq anno, mentre un edificio come quelli "bocciati" dalle analisi, mediamente di classe E, ha bisogno di oltre 120 kWh/mq anno
La fotografia complessiva emersa da questo primo monitoraggio mostra come la quasi totalità degli edifici censiti presentino
carenze strutturali relative alle dispersioni di calore.
Un risultato che evidenzia quanto poco siano cambiate, negli ultimi trenta anni, le attenzioni da parte di progettisti e costruttori nei confronti di materiali, tecnologie e modalità costruttive impiegate per il contenimento degli sprechi energetici.
Secondo le
stime del Ministero dello Sviluppo economico, complessivamente, il peso degli
usi energetici civili rappresenta circa il 50% dei consumi elettrici e il 33% di quelli energetici totali.
Diventa dunque importantissimo intervenire nel settore edilizio per ridurre i consumi energetici,
intervenendo sugli sprechi, e le conseguenti emissioni di CO2.
L'Unione Europea ha preso molto sul serio questa sfida con precise Direttive che hanno reso obbligatoria, anche in Italia, la
certificazione energetica degli edifici nuovi e nelle compravendite di quelli già esistenti.
Addirittura con la recente
Direttiva 31/2010, ha introdotto un preciso obiettivo per cui dal 2021 tutti i nuovi edifici dell'Unione europea dovranno avere caratteristiche tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento, oppure dovranno essere in grado di soddisfarli attraverso l'
uso di fonti rinnovabili.
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