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Chi ha paura di South Stream

Pubblicato il: 18/02/2011
Autore: Franco Cavalleri
Nell'UE molti ritengono che il progetto del gasdotto South Stream sia solo un modo, per la Russia, di mantenere l'Europa dipendente dalla sua fornitura di questa preziosa fonte di energia. Marcel Kramer, l'olandese che occupa la posizione di CEO de consorzio South Stream replica a questa interpretazione.
Nell'Unione Europea molti ritengono che il progetto South Stream, il gasdotto che dovrebbe portare il gas russo verso l'Italia attraverso un percorso meridionale, in alternativa a quello attuale molto più spostato a nord, sia solo un modo, per la Russia, di mantenere l'Europa prigioniera della propria dipendenza dalla sua fornitura di questa preziosa fonte di energia. Una visione ed una interpretazione che Marcel Kramer, l'olandese che occupa la posizione di CEO de consorzio South Stream considera del tutto in contrasto con i fatti.
Kramer ha recentemente rilasciato un chi-ha-paura-di-south-stream-1.jpgintervista al giornale European Energy Review in cui difende il progetto e fa notare, soprattutto, come South Stream non porterà nuovo gas russo in Europa, ma ne semplificherà e renderà più efficiente la distribuzione. La maggior parte del gas che raggiungerà i Paesi dell'Europa meridionale attraverso questo gasdotto, infatti, oggi passa attraverso i gasdotti ucraini. Quegli stessi che, in questi ultimi anni, hanno fomentato per almeno tre volte le cosiddette 'guerre del gas' tra Mosca e Kiev, e tenuto l'Unione Europea in balìa dei dissidi tra i due Paesi. South Stream, dunque, non aumenterà la quota di mercato del gas russo, ma porterà maggiore sicurezza nell'approvvigionamento.
"South Stream – ha detto Kramer nell'intervista– è un progetto economico, e sarà il mercato a determinare se verrà effettivamente realizzato o meno".
La storia di South Stream è abbastanza recente: l'annuncio del progetto è stato dato a Roma, dal CEO di ENI, Paolo Scaroni e dall'allora vice presidente di Gazprom, Alexander Nedvedev, con la firma di un Memorandum of Understanding, un Accordo di massima, il 23 giugno 2007. L'interesse italiano nel progetto è palese: la rotta meridionale che South Stream seguirebbe porterebbe il gas russo nel nostro paese più velocemente, diminuendo i costi. Inoltre, per le imprese italiane significherebbe avere a disposizione ottimi contratti di costruzione e gestione degli impianti lungo tutto il suo percorso: in qualità di capofila del progetto, infatti, l'Italia potrebbe approfittare dell'occasione per rilanciare o rafforzare i rapporti economici con i paesi attraversati dal gasdotto, Turchia, Grecia, Serbia e Albania. Un modo anche per contrastare la penetrazione tedesca nei Balcani e nell'Europa meridionale. Ovvio che Berlino non veda di buon occhio il progetto.
L'accordo per South Stream, ricorda Kramer, è arrivato cinque anni dopo un accordo simile raggiunto da Austria, Ungheria, Bulgaria, Romania e Turchia per il Nabucco, il progetto concorrente, e rappresenta la risposta politica di Mosca al pericolo che l'ingresso, attraverso il Nabucco, di gas naturale dal Medio Oriente e dalla regione del Caspio possa dominuire la sua quota di mercato.
Più importanti dei fattori politici, però, secondo Kramer, saranno quelli economici.
"Sarà il mercato a decidere quanto del gas che oggi passa attraverso l'Ucraina per raggiungere l'Europa verrà dirottato verso South Stream", dice il CEO. Un'affermazione forse troppo vaga, per convincere chi dubita che il mercato europeo del gas sia sufficientemente ampio da potersi permettere due linee di collegamento e distribuzione. Tra questi, anche un esponente del Governo italiano, proprio di quel Paese che avrebbe i maggiori effetti positivi dalla realizzazione ed implementazione della nuova linea di trasporto del gas.
Il Ministro dell'Industria Paolo Romani ha, infatti, recentemente dichiarato che South Stream, Nabucco e ITGI (Interconnector Greece-Italy, il sistema di collegamento tra Grecia ed Italia) sono incompatibili, e che l'Unione Europea dovrebbe prendere una decisione definitiva al riguardo. Una posizione che trova in disaccordo Kramer (e ci mancherebbe fosse così, vista la poltrona che occupa!).
"I tempi di costruzione di South Stream consentono piani di sviluppo del mercato del gas, tali da rendere compatibile la presenza contemporanea di entrambi i gasdotti".
South Stream comincerà ad essere operativo nel 2015, in linea con quanto indicato dal progetto iniziale, secondo il CEO del consorzio. In quanto alle accuse di costi eccessivi - €15.5 miliardi, il doppio di Nabucco – Kramer replica che "i fattori di costo fluttuano, secondo l'andamento del mercato delle materie prime e dell'acciaio. E questo vale anche per il Nabucco".
Il payback del progetto? "Le nostre previsioni sono per una capacità di trasporto di 10-15 miliardi di metri cubi di gas entro il 2016, in grado di diventare 50-60 entro il 2020. La capacità tecnica c'è. Il mercato deciderà. Maggiori le quantità trasportate nel più breve tempo possibile, minore il tempo di payback. I contratti per formare una base adeguata ci sono".
I sussidi che Nabucco sta ricevendo, nell'ordine di milioni, se non miliardi di euro, dall'Unione Europea direttamente – 270 milioni di dollari – ai quali vanno aggiunti finanziamenti da Banca Mondiale, Banca Europea per gli Investimenti, banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo? "Se questo è come l'Unione Europea e i governi degli Stati Membri intendono spendere i soldi dei contribuenti, è decisione loro. Da parte nostra, preferiamo puntare il dito verso il pacchetto di infrastrutture che la Commissione Europea ha emanato lo scorso novembre". La definizione di 'preferred routes' (rotte favorite) inclusa nel pacchetto, secondo Kramer, favorisce troppo il cosiddetto Southern Corridor e, di conseguenza, sfavorisce South Stream.
L'ingresso dei francesi di EDF nel consorzio? L'accordo raggiunto e firmato nel giugno 2010 non è ancora stato finalizzato. "EDF ha chiaramente dichiarato il suo interesse a diventare partner di South Stream per uanto riguarda la sua parte offshore. Sono in corso discussione tra Gazprom, ENI ed EDF su come applicare questo accordo. Per quanto mi riguarda, South Stream è già di fatto un accordo Russia-Italia-Francia. Il governo francese è già attivo al nostro fianco".

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Categorie: Green Life

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