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Sicurezza dei rifiuti radioattivi: serve un deposito nazionale

Pubblicato il: 11/03/2011
Autore: Franco Cavalleri
Creazione di un deposito che comprenda tutti i rifiuti radioattivi che si generano ogni anno in Italia: è la proposta presentata a Roma, in occasione di un convegno organizzato dal Forum Italiano per il Nuclearea Roma nei giorni scorsi.
Creazione di un deposito che comprenda tutti i rifiuti radioattivi che si generano  ogni anno in Italia: è la proposta presentata a Roma, in occasione di un convegno organizzato dal Forum Italiano per il Nuclearea Roma nei giorni scorsi.
Il grande problema dell'energia nucleare è la gestione dei rifiuti radioattivi. Piccole quantità, in genere, ma il combustibile esausto che viene estratto dal nocciolo dei reattori contiene una certa quantità di elementi che hanno la poco desiderabile caratteristica di conservare un'alto livello di radioattività per molte migliaia di anni, ponendo gli immaginabili problemi di stoccaggio e di isolamento dall'ambiente circostante. Senza dimenticare la grande quantità di rifiuti radioattivi che derivano da processi medici o industriali, e che necessitano anche loro di grande attenzione nella gestione.
Molti oppositori al nucleare hanno concentrato la loro attenzione su questo problema, giudicandolo irrisolvibile. Tesi che viene, al contrario, contestata da chi ritiene il nucleare l'unica, o almeno la migliore, via d'uscita dalla società del petrolio (e da tutti gli inconvenienti in materia di inquinamento atmosferico, gas serra, emissioni di CO2 e particolato e via dicendo).
"Quella dei rifiuti radioattivi è una questione pienamente risolvibile, tanto che la maggior parte dei Paesi Ocse ha già individuato soluzioni sicure per lo smaltimento e lo stoccaggio di questo tipo di residui", ha detto al riguardo Claudio Pescatore, responsabile per la gestione dei rifiuti radioattivi dell'Agenzia dell'Energia Nucleare (NEA) dell'OCSE.
L'incontro romano ha visto presenti esperti e dirigenti impegnati nel campo dell'energia nucleare in diversi paesi, non solo in Italia, concentrati sul presentare tesi ed esperienze per quanto concerne lo stoccaggio del materiale radioattivo a fine vita utile. Soluzioni che, dopo quasi settanta anni di esperienza – il primo deposito di stoccaggio di materiale radioattivo è stato inaugurato nel Tennessee nel 1944 - hanno ormai raggiunto un livello di sofisticazione tecnologica e processuale tale da garantire – secondo i fautori del nucleare – una sicurezza sufficiente.
Le soluzioni indicate variano a seconda della classificazione e del periodo di decadimento, si va quindi dai depositi di superficie per i residui che esauriscono la propria attività in pochi anni, allo stoccaggio a lungo termine in depositi geologici sicuri per quelli che invece impiegano un periodo di tempo maggiore. La sicurezza della gestione dei rifiuti radioattivi è poi assicurata dal fatto che sull'intero processo di trattamento e stoccaggio viene esercitato un controllo costante da parte degli organismi nazionali e internazionali creati ad hoc e che rappresentano un'ulteriore testimonianza del fatto che da quando si utilizza l'atomo per la produzione di energia elettrica, nel mondo non si è mai verificato un incidente dovuto alla gestione dei residui nucleari che abbia messo in pericolo l'ambiente o le persone.
In Italia è Sogin ad essere impegnata nelle attività di decommissioning dei siti nucleari italiani e nella progettazione del Deposito nazionale superficiale e del Parco tecnologico. Secondo l'amministratore delegato Giuseppe Nucci, "Oggi i rifiuti della passata stagione nucleare sono mantenuti nella massima sicurezza da Sogin in depositi provvisori". Per ottimizzare i tempi ed i costi per gli utenti, però, è necessario la realizzazione di un sito nazionale, il cosiddetto Deposito Nazionale, che consentirebbe di gestire in sicurezza anche tutti i rifiuti radioattivi che provengono da altre attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e che funga, allo stesso tempo, da centro di ricerca internazionale su queste tematiche.
Per quanto riguarda il quadro internazionale, il responsabile delle relazioni internazionali della divisione Engineering e Generation di EDF, Michel Debes, ha affrontato la questione del combustibile esausto e della gestione dei residui da un punto di vista diverso: quello dei gestori dei reattori. Partendo dalla situazione francese, Debes ha effettuato una panoramica dell'intero processo produttivo con particolare riguardo alla questione della sicurezza e della radioprotezione, fino ad arrivare alle soluzioni attuate oltralpe per la gestione dei rifiuti derivanti dalla produzione di energia elettrica dall'atomo.
Il quadro internazionale si è completato con le esperienze degli operatori specializzati nella gestione dei rifiuti radioattivi spagnolo (ENRESA) e francese (ANDRA). Il caso della Spagna è stato presentato da José Vicente Muñoz, responsabile del deposito di El Cabril per rifiuti a bassa e media intensità, mentre quello francese è stato esposto da Nicolas Solente, a capo della divisione internazionale di ANDRA che ha fatto il punto sulla realizzazione del deposito geologico di Bure.
Una discussione sui rifiuti radioattivi non può prescindere dall'aspetto medico e, in particolare, dagli scarti prodotti da questo settore. Il presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione medica, Giorgio Trenta, ha spiegato quindi come i rifiuti radioattivi non siano solo il prodotto della generazione di energia elettrica ma anche quello dell'attività medica, e in particolare quella utilizzata per le immagini e la radioterapia, facendo il punto sulla quantità e la tipologia di residui prodotti ogni anno dal settore.

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Categorie: Green Life

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