L'attenzione di tutti i mezzi di comunicazione al mondo è puntata sulla centrale nucleare di Fukushima Daiichi e il pericolo di fuoriuscite di nubi radioattive. Da molte parti si paventa il ripetersi del disastro di Chernobyl. L'avvicinarsi del venticinquesimo anniversario dell'esplosione nell'impianto nucleare nell'allora Unione Sovietica non aiuta certo a mantenere un atteggiamento razionale e a guardare agli accadimenti giapponesi con la necessaria lucidità. La situazione nel Paese del Sol Levante è difficile, ma non certo a causa di quanto sta succedendo a Fukushima Daiichi. Gli operatori di una centrale nucleare stanno facendo ciò che sono stati addestrati a fare nelle emergenze. Sistemi e procedure messe a punto nel corso dei decenni consentono un relativo ottimismo sul buon esito del loro lavoro – non dimentichiamo che Chernobyl fu dovuto a impreparazione tecnica, pressapochismo burocratico, mancanza delle più lementari, per una centrale nucleare, procedure e risorse per affrontare situazioni critiche: tutte condizioni che non possono certo essere associate al Giappone. Ci sarà quasi certamente la necessità di procedere con un rilascio cautelativo di gas radioattivi nell'atmosfera, per abbassare la pressione all'interno dei reattori. Sono azioni specificatamente previste dalle procedure di siscurezza, che nulla o poco aggiungono alla radioattività naturale della Terra. Nessuno riceverà una dose elevata di radiazioni sufficiente a provocare effetti negativi sulla salute. I veri problemi per il Giappone sono altri.Ci sono
incendi nelle raffinerie, le dighe idroelettriche sono a rischio e qualcuna è anche già crollata – come quella che riforniva di acqua l'impianto nucleare della TEPCO - si sono verificate
esplosioni associate ai sistemi di gas naturale, e grandi estensioni di terreni, urbani e rurali, sono state contaminate dal rilascio di sostanze altamente tossiche o inquinanti da impianti industriali, artigianali, petroliferi e chimici colpiti dal terremoto o, più facilmente, dall'onda dello tsunami. Questo se vogliamo fare riferimento ai gradi punti di inquinamento, ma poi ci sono i punti più diffusi, quelli su cui è più difficile intervenire, di piccole dimensioni – se presi singolarmente – ma che se considerati nella loro globalità assumono importanza enorme.
Le immagini della televisione mostrano
decine di migliaia di macchine, furgoni e camion travolti dalla corrente e trasportati per chilometri, sbattuti contro edifici, muri, pali elettrici, e ogni sorta di ostacolo.
Ognuno di questi automezzi contiene una batteria al piombo e una quantità di carburante, pochi litri per una utilitaria, anche duecento per un camion: un piccolo conto mentale di quanto carburante, piombo, metallo pesante e altro ancora di tossico in un autoveicolo può essere stato rilasciato nell'ambiente in maniera incontrollata, finendo nelle falde acquifere e nei terreni agricoli, fa impallidire quanto sta accadendo a Fukushima Daiichi.
Le conseguenze di questo evento saranno a lungo termine e difficili da pulire. Anche in una società ben ordinata e ricca come quella che esiste in Giappone, ci saranno luoghi in cui le prove fisiche del disastro saranno rilevabile per decenni. Questo anche perché nessun paese al mondo è organizzato ed è in grado di affrontare un inquinamento diffuso e capillare come quello che sta avvenendo in Giappone.
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