Una moda più pulita, che non costi la salute del Pianeta. Questa la sfida lanciata due anni fa da
Greenpeace ai più importanti brand dell’Alta moda con il progetto
#TheFashionDuel.
Dopo l’impegno di
Valentino Fashion Group, in chiusura della kermesse Milano Moda Donna, Greenpeace ha annunciato l’impegno per la produzione di tessuti e accessori liberi da sostanze tossiche delle aziende
Miroglio, Berbrand, Tessitura Attilio Imperiali, Italdenim, Besani e Zip, sei importanti produttori del comparto tessile italiano.
“L’impegno di queste aziende ci dimostra come una moda senza sostanze tossiche sia possibile e alla portata del mercato. Quello che sottoscrivono infatti ha un livello di ambizione mai raggiunto da qualsiasi altro impegno Detox finora” dichiara Chiara Campione, responsabile del progetto #TheFashionDuel di Greenpeace.
Greenpeace ha chiesto e ottenuto da queste aziende non solo l’adesione all’impegno Detox per il futuro, ma anche
la pubblicazione dei risultati del lavoro svolto finora in questa direzione.
Già da oggi, infatti, otto degli undici gruppi di sostanze chimiche pericolose che secondo Greenpeace è urgente eliminare aderendo a Detox sono fuori dalle filiere e dai prodotti di queste aziende, tra questi gli ftalati e i nonilfenoletossilati, interferenti endocrini che, una volta rilasciati nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.
Per avere un’idea dell’impatto delle sei aziende in termini di produzione, Greenpeace ha calcolato che – solo nel 2013 – quest
e hanno prodotto circa 7 milioni di metri lineari di tessuti, pari alla distanza tra Roma e New York, 40 milioni di metri di tessuti stampati, pari alla circonferenza terrestre, 35 milioni di bottoni e zip, pari a oltre il triplo degli abitanti della Lombardia. Complessivamente i capi di abbigliamento su cui l'impegno Detox influisce direttamente o indirettamente sono 70 milioni all’anno.
“I tessuti e gli accessori prodotti da queste filiere saranno utilizzati anche da quei marchi del lusso che continuano ad ignorare l’impatto che i loro vestiti hanno sull’ambiente e sulla salute di tutti noi. A questi marchi diciamo che la rivoluzione Detox è già iniziata e Greenpeace insieme a milioni di consumatori e a marchi come Valentino, Benetton, Burberry, Zara e adesso l’industria del tessile non intende fermarla. Quando il mercato si muove, solo i miopi rimangono indietro. Cosa aspettano Versace, Gucci, Louis Vuitton e Dolce&Gabbana a passare dalla parte di coloro che garantiranno al Pianeta e alle nuove generazioni un futuro libero da sostanze tossiche?” conclude Campione.
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