Cuori in cammino. Emozioni a un passo dal cielo. Si è conclusa domenica 10 luglio 2016 la quarta edizione di
«In viaggio sulle Orobie», il trekking dedicato alle meraviglie della
Valfurva. I
17 intrepidi
escursionisti - il grande alpinista
Mario Curnis e le guide
Hervé Barmasse e
Marco Confortola, l'ex sciatrice
Deborah Compagnoni, il professore di filosofia
Dimitri D'Andrea, il medico e alpinista
Annalisa Fioretti, il direttore dei programmi di Radio Popolare
Claudio Agostoni, il dirigente e viaggiatore bergamasco
Stefano Viganò, l'alpinista e progettista elettronico
Gian Pietro Verza, il fotografo e giornalista
Umberto Isman, il musicista
Martin Mayes, il film maker
Carlo Limonta, l'attore
Stefano Panzeri, la giornalista e blogger
Simonetta Radice e lo chef orobico
Michele Sana – hanno condiviso un'esperienza indimenticabile attorno al Confinale,
dalla Val Cedec alla Val Zebrù,
sulle tracce della Grande Guerra e tra le cime simbolo dell'alpinismo. «Abbiamo fatto una sintesi delle edizioni precedenti: siamo andati in quota e abbiamo incontrato tante comunità. Abbiamo ricordato il passato, facendo tappa nei luoghi segnati dalla Grande Guerra e abbiamo riflettuto sul valore presente delle montagne. Un percorso che ha parlato al cuore di tutti noi» - commenta
Emanuele Falchetti, ideatore insieme a Pino Capellini, direttore di Orobie, del viaggio organizzato con il contributo di Fondazione Credito Bergamasco, Italcementi group, Oriocenter e, in collaborazione con Garmin Italia, il Collegio delle Guide alpine lombarde, l'Unione bergamasca Cai, l'agenzia Spiagames e numerose realtà locali, tra cui il Comune e la Pro Loco di Valfurva, la Comunità montana dell'Alta Valtellina, i rifugi Forni, Pizzini, V Alpini, lo Sport Hotel di Santa Caterina Valfurva e il Cai Valfurva. Preziosa, in particolare, la collaborazione con il
Parco dello Stelvio, che ha organizzato escursioni aperte a tutti fino ai rifugi toccati dal Viaggio.
«I nostri soldati hanno fatto cose incredibili, sono loro i veri alpinisti! – sottolinea l'apinista
Mario Curnis ricordando il centenario della Grande guerra -.
Che emozione rivedere il ghiacciaio dei Forni dopo tanti anni. L'ultima volta che ho attraversato questa valle era il 1960, mia moglie ha ritrovato una foto di quei tempi e oggi... è tutto così diverso. Del ghiacciaio ne è rimasta appena la metà ma la valle non ha perso il suo incanto». E altrettanto legata alla Valfurva è la campionessa di sci,
Deborah Compagnoni, originaria di Santa Caterina, dove era posizionato il campo base dei viaggiatori:
«Santa Caterina è la mia casa, rappresenta le mie origini, la mia infanzia. Queste montagne mi ricordano le prime escursioni fatte con mio padre, guida alpina, e mio fratello. Così oggi, sono contenta che tante altre persone abbiano potuto ammirarne la bellezza, perché è camminando che si scoprono paesaggi più emozionanti». Con partenza giovedì 6 luglio a rientro domenica 10 luglio, i viaggiatori hanno attraversato anfiteatri di roccia e cielo, si sono inoltrati tra impervi ghiaioni e creste affilate, sono saliti in sella alle mountain bike per correre in discesa lungo i crinali delle irte montagne e si sono ristorati nei
rifugi Forni, Branca, Pizzini e V alpini, vere e proprie icone delle terre alte.
Luoghi dell'anima in cui si sono ritrovati, ogni sera, per conversare, leggere, ascoltare musica, guardare film, gustare le creazioni preparate dallo chef Michele Sana, come il
pasto del soldato, con ingredienti poveri ma sostanziosi, o semplicemente guardare le stelle. Ad accompagnare i loro passi, la storia di
Vincenzo Rabito, ragazzo del '99, siciliano, soldato semplice inviato al fronte, le cui gesta sono state narrate dall'attore
Stefano Panzeri. Un viaggio tra nubi e fatiche, tra partenze e ritorni, cullati dall'anima unica delle montagne.
«Ho cercato uno scatto che durasse in eterno. Con la mia macchina fotografica, ho immortalato questa valle per coglierne ogni sua unicità. Sono esaltato dalla bellezza di questi panorami che condivisi con un gruppo così eterogeneo ma coeso, hanno assunto un sapore ancor più speciale» - aggiunge il viaggiatore bergamasco, appassionato di fotografia,
Stefano Viganò.
«
Raccontare le montagne: è questo ciò che anche noi abbiamo cercato di fare durante il nostro percorso. Attraverso immagini, suoni, parole e anche sapori. Perché mi piace pensare che non si vada in montagna per "portare a casa qualcosa", ma per abbandonare qualcosa lassù. - commenta la giornalista e blogger
Simonetta Radice che racchiudendo i sentimenti di tutti, prima dell'ultima discesa, ha concluso:
Non abbiamo, forse, tanta voglia di tornare a valle, di abbandonare questo luogo magico tra ghiacciai, guglie di roccia, grandi morene. Forse, non abbiamo tanta voglia di lasciare il regno delle altezze, dove le conversazioni si fanno più intime, dove il tempo e i passi aprono a riflessioni più profonde, dove le conoscenze si fanno amicizie. E mi chiedo: salire è opzionale, ma scendere è davvero obbligatorio?».
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