Negli ultimi anni, le campagne di sensibilizzazione sulle buone pratiche ambientali, rafforzate dal cosiddetto “effetto Greta”, hanno contribuito ad aumentare
il livello di informazione e la consapevolezza dei cittadini sulla necessità di proteggere il nostro Pianeta e salvaguardarne le risorse. Una nuova coscienza che ha generato negli italiani ottimi propositi in tema di sostenibilità, ma una ancora scarsa applicazione nella pratica.
A confermarlo, la ricerca condotta a febbraio 2021
da Toluna per il Gruppo Culligan, leader mondiale nei sistemi per il trattamento dell’acqua, su un panel internazionale. Lo studio mira a indagare comportamenti legati al consumo di acqua da bere - a casa e fuori casa - in un anno senza precedenti segnato dalla pandemia di Covid-19.
Secondo i dati emersi dalla ricerca, il
76% degli intervistati italiani ritiene che ridurre l’utilizzo di plastica monouso – ad esempio, sostituendo le bottiglie in PET con borracce riutilizzabili e prediligendo l’acqua del rubinetto alle minerali -
sia una delle prime azioni da compiere per ridurre il proprio impatto ambientale.
Nonostante ciò, cambiare le “vecchie” abitudini sembra non essere così semplice: sempre secondo la ricerca Culligan, il
59% del campione intervistato preferisce ancora consumare acqua minerale in bottiglia a casa, e il 66% fuori casa. Eppure, la ricerca rileva che il
60% degli intervistati in Italia è consapevole che l’abuso di oggetti in plastica monouso come le bottiglie d’acqua minerale è dannoso per l’ambiente e che la loro
riciclabilità non risolve il problema ecologico.
Nel nostro Paese,
il tasso di riciclo della plastica è
pari al 29% sul totale della raccolta, mentre il resto finisce negli inceneritori o nelle discariche. È così che l’Italia conserva il primato europeo per il consumo di minerali, con
ben 8 miliardi l’anno di bottiglie acquistate.
Tra gli altri Paesi nostri ‘vicini’, ben più avanti nel passaggio all’acqua del Sindaco, Olanda e UK, dove rispettivamente l’83%, il 70% dichiara di prediligere il consumo di acqua del rubinetto a casa propria. Con l’arrivo della pandemia, i buoni propositi di consumi ‘green’ hanno perso priorità: la centralità dell’attenzione sull’emergenza sanitaria ha portato l’Italia verso un
ulteriore aumento del consumo di acqua in bottiglia, pari a un +2% rispetto all’anno precedente. La percezione di maggiore sicurezza delle minerali è alla base di tali consumi: quasi il 50% degli intervistati, infatti, è convinto che
l’acqua del rubinetto sia meno sicura di quella confezionata, nonostante l’Italia possa vantare uno dei migliori acquedotti a livello europeo4, strettamente regolato dal Decreto 31/2001 e soggetto a costanti controlli delle Asl che ne certificano la salubrità dell’acqua.
Per chiunque senta la necessità di migliorarne ulteriormente le qualità organolettiche, inoltre, esistono in commercio
sistemi per il trattamento dell’acqua al punto d’uso in grado di eliminare l’odore di cloro, di regolare la presenza di sali in base a gusti ed esigenze, nonché di refrigerare e gasare l’acqua all’istante. Una valida alternativa al consumo di acqua in bottiglie di plastica che può rappresentare una pratica soluzione per gli Italiani pronti a compiere quel passo in più a favore di consumi concretamente green.
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