WWF: stop al glifosato
Pubblicato il: 15/09/2023
Autore: Redazione GreenCity
Il glifosato presente nel 99% delle urine umane, lo assumiamo attraverso cibo e acqua.
Potrebbe arrivare nei prossimi giorni il parere della Commissione UE sul rinnovo del glifosato, il contestato diserbante la cui autorizzazione scade il 15 dicembre 2023. Una decisione che rischia di condizionare non solo la nostra salute, ma anche il destino del Regolamento UE per l’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) che, insieme al Regolamento sul ripristino della natura, rappresenta il più importante strumento di attuazione delle strategie del Green Deal della UE.
Al momento il glifosato è classificato dalla IARC come “probabile cancerogeno” (gruppo 2A) per gli esseri umani. Il WWF chiede di non far sì che il suo rinnovo si trasformi in un’ulteriore sperimentazione sulla salute delle persone con il rischio che diventi un cancerogeno umano certo. Il glifosato è un erbicida il cui utilizzo è notevolmente aumentato negli ultimi 20 anni: oggi il 60% degli erbicidi al mondo contiene questo principio attivo. Pertanto, ogni anno ne vengono utilizzate dalle 600.000 alle 750.000 tonnellate e si stima che il suo utilizzo possa arrivare alle 920.000 tonnellate entro il 2025.
Il composto, utilizzato nei campi e in minima parte negli ambiti urbano e domestico, ha un effetto diffuso e permette ai coltivatori di utilizzare l’erbicida contro le piante infestanti, senza danneggiare i raccolti. Ma sulla sua tossicità si discute da tempo e di conseguenza sulla possibilità di vietarlo. In Europa il glifosato è sottoposto a una severa regolamentazione, ma il suo uso viene prolungato grazie all’approvazione di continue proroghe alla deroga. Una prova del rischio di esposizione a questa sostanza viene da numerosi studi che ne rilevano la presenza nell’uomo.
Una recente ricerca - pubblicata su Environmental Science and Pollution Research - rileva come nel 99,8% dei campioni di urina presente il glifosato, dimostrando la preoccupante diffusione della contaminazione nella popolazione. Non sono solo gli agricoltori a essere esposti all’erbicida, anche anziani, giovani e bambini che nulla hanno a che vedere con i campi coltivati. Se l’esposizione professionale si conferma come la più elevata, per la popolazione generale la principale fonte di contaminazione è dovuta al consumo di cibo e acqua. E dunque, preoccupa l’orientamento favorevole al rinnovo del glifosato da parte della Commissione UE che si basa sui pareri prima dell’ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) e poi dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), secondo cui il glifosato “non desta preoccupazioni critiche” per salute e ambiente. L'EFSA già nel 2015 aveva dato parere analogo, il che aveva determinato la prima ri-autorizzazione del glifosato, nonostante invece la IARC lo avesse già classificato come “probabile cancerogeno”, la stessa categoria del DDT e gli steroidi anabolizzanti.
Il WWF e altre associazioni ambientaliste contestano i pareri delle due Agenzie europee perché basati, ancora una volta, essenzialmente sulla documentazione prodotta dalle aziende produttrici dell’erbicida, ignorando i molti studi realizzati da Istituti di ricerca indipendenti che ne hanno evidenziato invece gli effetti negativi sulla salute umana, in particolare sulla riproduzione e sui sistemi ormonali. Il fatto che la valutazione dell’UE continui a basarsi principalmente sulle argomentazioni dell’industria, determina che sostanze chimiche nocive come il glifosato vengano commercializzate come sicure. La missione dell’UE per sconfiggere il cancro deve di conseguenza includere il divieto del glifosato.
Un recente rapporto ISPRA sui pesticidi nelle acque italiane evidenzia che le sostanze più diffuse sono proprio il glifosato e il suo metabolita AMPA, dimostrando la sua presenza ubiquitaria e la sua persistenza in ambiente. Numerosi studi dimostrano che il glifosato è una sostanza ad elevata tossicità ambientale capace di alterare la funzionalità degli ecosistemi e degli habitat naturali e ridurre drasticamente la biodiversità, soprattutto attraverso gli effetti collaterali dannosi indiretti causati da concentrazioni subletali sempre più riscontrate nelle piante, negli animali e nelle comunità microbiche. Tutte specie non target che dimostrano l’ampio raggio di azione dell’erbicida che va oltre i limiti entro i quali è stato progettato. L'agenzia per l’Ambiente Americana (EPA) ritiene che il glifosato possa danneggiare o uccidere il 93% delle specie in via di estinzione.
Il WWF ritiene pertanto che una decisione favorevole al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato metterebbe a rischio la salute delle persone, con impatti insostenibili sull’ambiente, decretando il fallimento delle Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030. Questo perché continuare ad utilizzare il diserbante sarebbe in diretto conflitto con l’obiettivo UE di riduzione del 50% dei pesticidi (62% per l’Italia) previsto dal Regolamento SUR, che sarà votato in plenaria dal Parlamento UE entro la fine di novembre. Inoltre, verrebbe vanificato anche l’obiettivo di una più rigorosa applicazione delle norme per l’agricoltura integrata, obiettivo raggiungibile adottando le alternative al diserbo chimico già disponibili in base ai principi dell’agroecologia.
“Per il WWF non bastano le parole di condivisione dei principi e obiettivi generali della transizione ecologica della nostra agricoltura, enunciati dalle Strategie del Green Deal europeo, servono fatti concreti e coerenti senza compromessi e ulteriori rinvii. Oltre 1 milione di cittadini europei ha chiesto alla Commissione UE con la petizione ICE “Salviamo api e agricoltori” azioni per ridurre l’uso e la pericolosità dei pesticidi. Questo dimostra come sempre più persone siano consapevoli degli impatti e dell’insostenibilità dell’attuale sistema agroalimentare e ne chiedano un cambiamento. Bisogna dare priorità alla salute pubblica e alla protezione dell'ambiente rispetto agli interessi privati, prendendo una posizione netta contro il rinnovo del glifosato per salvaguardare il benessere delle persone e degli ecosistemi”, afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità WWF Italia.
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