In occasione della
Giornata Mondiale degli Oceani che si celebra l’8 giugno il WWF sottolinea la gravità degli effetti prodotti dal cambiamento climatico negli straordinari ecosistemi degli oceani e dei mari del mondo. Tra le conseguenze globali dell’aumento di CO2 in atmosfera c’è infatti un impatto diretto sugli oceani, la porzione ‘blu’ del pianeta che a sua volta svolge un ruolo cruciale nella stessa regolazione del clima. I mari e gli oceani assorbono mille volte più calore dell’atmosfera e hanno trattenuto
fino ad oggi il 90% dell’energia in più derivante dall’incremento dei gas serra dovuti all’azione umana.
Un terzo di quel calore è penetrato fino a una profondità superiore a 700 metri Questo potrebbe addirittura soffocare la vita delle creature marine entro 20 anni secondo un recente studio del
National Center for Atmospheric Research.
In più
gli oceani e i mari assorbono circa il 30% della CO2 che le attività umane emettono in atmosfera (per esempio bruciando i combustibili fossili) e questo provoca l’acidificazione degli oceani: dall’inizio dell’era industriale, l’acidità degli oceani è aumentata del 26%. Con l’attuale livello di riscaldamento e acidificazione delle acque
rischiamo di perdere le barriere coralline entro il 2050. Recenti studi dimostrano che il pianeta ha già perso il 50% di questi preziosi ecosistemi corallini da cui dipende la vita di molte comunità e la ricchezza di biodiversità dei mari. Il count down per il Mediterraneo potrebbe essere già iniziato: un
triste indicatore è la grande diffusione delle meduse, dovuta al riscaldamento delle acque, alla distruzione degli ecosistemi marini e alla modificazione delle catene alimentari prodotto da un pesca eccessiva e insostenibile. Mentre prima si registravano picchi di presenza di meduse ogni 10-15 anni oggi abbiamo cadenze annuali.
Cambiamento climatico e acidificazione degli oceani creano sinergie e amplificano l’impatto di altre minacce come la pesca eccessiva e la distruzione degli habitat marini, tutti fenomeni sempre riconducibili all’attività umana. Ciò significherebbe la fine di almeno il 25 % della biodiversità nel mare, cosi’ come la perdita delle possibilità di pesca ed un impatto significativo su molti settori produttivi come il turismo.
"I cambiamenti climatici non influenzeranno solo la vita dei mari e degli oceani, ma quella di milioni di persone che abitano le loro coste – dichiara
Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia - La fisionomia stessa delle coste europee cambierà, con forti impatti non solo ambientali ma sociali ed economici. Se il mare fosse una nazione, sarebbe la settima più’ importante economia al mondo: per questo, accanto all’applicazione veloce e rigorosa delle misure necessarie a raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al massimo a 2°C, fissato nell’Accordo di Parigi, vanno parallelamente prese misure efficaci per fermare la distruzione degli stock ittici e per salvare la risorsa marina di cibo e lavoro per oltre 800 milioni di persone nel mondo".
Per sensibilizzare gli italiani sulla pesca sostenibile e la ricchezza della biodiversità marina sta compiendo il periplo delle coste italiane la campagna informativa del WWF condotta insieme alla Marina Militare che quest’anno viaggia
a bordo della storica nave scuola Amerigo Vespucci. L’obiettivo è svelare a migliaia di visitatori che visiteranno la mitica nave ammiraglia, quanto il Mediterraneo faccia parte della nostra storia e della nostra identità culturale, quante bellezze ci siano da scoprire e soprattutto da difendere.
In particolare l’attività di sensibilizzazione è legata ai temi della campagna internazionale
WWF Fish Forward sul consumo sostenibile del pesce. Partita lo scorso aprile da Cagliari sono previste ancora 4 tappe: Trapani (5-7 giugno), Genova (10-13 giugno), Napoli (27 giugno - 2 luglio) e Livorno (5 luglio).
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