A Milano nasce il primo co-housing autoprodotto ed ecosostenibile
Pubblicato il: 26/02/2020
Autore: Redazione GreenCity
Sharing economy e tecnologia di climatizzazione innovativa i punti di forza dell’edificio in via Crescenzago. Il progetto nasce dalla volontà di proporre un abitare collaborativo all’insegna della sostenibilità ambientale.
Nasce a Milano in via Crescenzago, il primo co-housing autoprodotto: il progetto che prende il nome di Base Gaia, è stato voluto e seguito in tutte le sue fasi da un gruppo di 10 famiglie che dopo aver costituito una cooperativa, si sono rivolti ad un pool di professionisti del settore per la realizzazione di un condominio altamente ecosostenibile e improntato alla valorizzazione della comunità. Per affiancare gli ideatori di Base Gaia nell’implementazione di soluzioni per la climatizzazione in linea con la natura ecosostenibile del progetto, è stata selezionata MyDATEC, marchio Telema che propone sistemi innovativi per la climatizzazione ed il controllo della qualità dell’aria con recupero energetico per gli ambienti residenziali e del terziario.
Condividere gli spazi per favorire nuovi modelli di socialità, condividere esperienze di vita, generare servizi autoprodotti, risparmiare sui costi di gestione e ridurre l’impatto ambientale dell’edilizia: parte da questi presupposti la diffusione del co-housing, una moderna tipologia abitativa che prevede la condivisione di spazi comuni e la nascita di piccole realtà sociali autogestite.
In Italia l’abitare collaborativo trova le sue prime espressioni a cavallo del secolo, ma è in quest’ultimo decennio che può essere considerato un fenomeno in crescita. Secondo i dati della prima mappatura nazionale realizzata da Housing Lab e presentati nel giugno 2017, ad oggi sarebbero circa 40 i progetti esistenti tra quelli già completati e quelli in corso d’opera che seguono queste nuove forme dell’abitare. Tra le principali motivazioni alla base di un moderno progetto di co-housing vi è la necessità di realizzare abitazioni non soltanto collaborative ma soprattutto ecosostenibili: dal rapporto si evince infatti che circa il 54% degli edifici realizzati appartengano alla classe A con un’attenzione specifica alla riduzione dell’impatto ambientale che si traduce nella scelta della ventilazione meccanica controllata per 21 progetti sui 40 esaminati, seguita da impianti fotovoltaici (17 progetti), solare termico (14), pompe di calore (13), impianti geotermici (9) e altre tipologie (12).
In questo scenario si posiziona dunque Base Gaia, sviluppata dallo studio OAU, Officina di Architettura e Urbanistica, una struttura di ricerca che affianca uno storico studio milanese. Il progetto di Base Gaia si contraddistingue per una logica improntata alla sharing economy che prevede la condivisione di beni materiali e attività di servizio, producendo forme indipendenti di welfare, ottimizzando i consumi e rendendoli consapevoli, valorizzando le competenze individuali di ciascun membro della comunità che si viene così a formare per soddisfare le esigenze del quotidiano.
“Base Gaia è un edificio in co-housing che trae la sua ispirazione dai progetti europei volti alla trasformazione dell’urbanistica e del concetto di comunità moderna. L’abitare collaborativo implica infatti la presenza dei cosiddetti “vicini per scelta”, ovvero un gruppo di persone che sceglie di autorealizzare dei servizi di comune utilità con l’intento di semplificare le esigenze del quotidiano, andando a sopperire al tempo stesso alla mancanza della cultura della condivisione sociale che rappresentava un patrimonio negli anni 50/60. La particolarità di Base Gaia è data dal fatto che si tratta del primo co-housing autoprodotto di Milano: il progetto nasce infatti dal basso per volontà di un gruppo di 10 famiglie che dopo essersi documentate sui vantaggi offerti da una tipologia abitativa di questo tipo, hanno deciso di costituire una cooperativa e affidarsi ad un team di professionisti per l’avvio della costruzione. Per i vantaggi offerti, il co-housing può essere inteso come una sorta di welfare autoprodotto perché prevede la realizzazione di spazi di uso comune comprensivi ad esempio di asili autogestiti, spazi di co-working, biblioteche, sale comunitarie per eventuali riunioni ed eventi, nonché beni e veicoli in sharing” spiega l’Architetto Gianni Dapri.
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