L'uso del condizionatore gonfia notevolmente le bollette elettriche delle famiglie, con importanti conseguenze sulla loro "povertà energetica". Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell'
Università Ca' Foscari Venezia e del
Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici(CMCC),
pubblicato sulla rivista scientifica Economic Modeling.
Studi precedenti realizzati negli Stati Uniti stimano un incremento della spesa familiare per l'energia elettrica legata ai condizionatori intorno all'11%. Analizzando i dati socio-economici di famiglie residenti in altri paesi OCSE (Australia, Canada, Francia, Giappone, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera) e dati climatici della NASA, gli autori di questo nuovo studio hanno calcolato che, in media, l'uso del condizionatore porta a spendere
fino al 42% in più per l'energia elettrica, rispetto a chi non ha il condizionatore.
Gli aumenti effettivi dipenderanno da quanti gradi centigradi in più le famiglie dovranno affrontare per via del
cambio climatico. I consumi elettrici per raffrescamento saranno quindi un nuovo fattore destinato ad aumentare la
povertà energetica legata all'elettricità, condizione in cui si trovano le famiglie che spendono più del 5% del loro reddito annuale in bollette elettriche.
Secondo il Buildings Performance Institute Europe, nel 2014 la povertà energetica toccava già il 10-15% delle famiglie europee. Lo studio appena pubblicato delinea invece una situazione ancor più preoccupante.
"Il concetto di
povertà energetica, già oggetto di attenzione in Europa, è di norma legato alla possibilità di assicurarsi un livello adeguato di riscaldamento durante i mesi più freddi - spiega
Enrica De Cian, professoressa di Economia ambientale a Ca' Foscari e responsabile del team di ricerca del progetto ERC Energya che ha svolto lo studio. - I nostri dati, tuttavia, suggeriscono di allargare il concetto includendo
il ruolo sempre più determinante del raffrescamento estivo. I nuclei familiari più poveri spendono già di norma una porzione ampia del loro budget in beni essenziali, come il cibo e l'elettricità. Quest'ultima voce dovrà aumentare per
proteggere i più vulnerabili dal rischio di mortalità o da altri gravi problemi di salute durante le ondate di calore".
Possedere l'aria condizionata comporta importanti conseguenze sia per la spesa energetica delle famiglie che dei Paesi, anche se permangono grandi differenze: negli Stati Uniti rappresenta l'11% del consumo energetico negli edifici mentre in Europa è solo l'1,2%.
Spinte in gran parte dal settore residenziale, dal 1990 le vendite annuali dei condizionatori d'aria sono più che triplicate a livello mondiale, raggiungendo 135 milioni unità nel 2016, secondo gli ultimi dati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia. La Cina è in testa, con 41 milioni di condizionatori nelle case private, seguita da 16 milioni negli Stati Uniti e circa 9 milioni sia in Giappone che in Europa. "Secondo il nostro studio, oltre al ruolo determinante del miglioramento del tenore di vita, i cambiamenti climatici aumenteranno i tassi di adozione dell'aria condizionata anche in Europa, con incrementi fino al 21% in Spagna e al 35% in Francia tra soli 20 anni" conclude la professoressa De Cian.
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