Un
territorio vitivinicolo verticale che si dipana in una rete di circa
6000 chilometri lineari di muri a secco per un totale di
8 milioni di metri cubi di pietre tra i quali, nei secoli, sono state ricavate strisce di terra (cìan) dove la vite è allevata da pochi vitivinicoltori eroici e tenaci, distribuiti sull’intero territorio del
Parco Nazionale delle Cinque Terre. In questo paesaggio trovano le condizioni pedoclimatiche ideali i vigneti di bosco, arbarola e vermentino e si producono le
due tipologie di vino Doc identificative del territorio: il Cinque Terre e il prezioso Sciacchetrà, rispettivamente un bianco secco e un passito bianco vinificato con le uve migliori e più sane, cresciute nei vigneti delle zone più basse vicino al mare.
«Questo per la vendemmia nelle Cinque Terre è un anno particolare», dichiara la
Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre,
Donatella Bianchi. «l’anno del Covid, che ha già avuto numerose conseguenze sulle attività economiche legate al turismo. Il Cinque Terre Doc è un vino che segue una rete di vendita soprattutto locale, in un anno dove il calo del turismo si è attestato intorno al 51% (dati al 6 agosto 2020, fonte Federalberghi), a risentirne sono state anche le aziende vitivinicole delle Cinque Terre che hanno riscontrato giacenza di bottiglie sopra la media.
«Siamo preoccupati per le aziende produttrici delle
25 etichette che vinificano il
Doc Cinque Terre e lo
Sciacchetrà e imbottigliano nelle proprie cantine, come lo siamo per i piccoli conduttori di terreni che producono i n proprio o conferiscono alla Cooperativa Agricoltura Cinque Terre o in altre cantine. Attualmente la
superficie coltivata a vigneto supera di poco i 150 ettari contro il 500 ettari di circa 60 anni fa, sostenere gli agricoltori è una necessità anche per la salute del Parco».
La vendemmia sembra promettente, il raccolto 2020 nella norma, lungo i filari distribuiti tra terra e mare, in un ambiente naturale nei secoli plasmato dall’uomo dove il paesaggio, nel proprio insieme, costituisce l’essenza del
Parco Nazionale delle Cinque Terre e cuore pulsante del Sito
Unesco che lo vede inserito nella lista del World Heritage come
Patrimonio Naturale Mondiale dell’Umanità.
Si deve anche a questa straordinaria metamorfosi architettonica fatta di muri a secco se l’
area protetta oggi può vantare un
grande serbatoio di biodiversità: l’
incontro tra habitat naturali e coltivati è tra gli elementi chiave di questa ricchezza che nei secoli i vignaioli hanno saputo osservare, rispettare e conservare per trarne opportunità di vita. Il
sistema a terrazzamenti non è stato realizzato a danno della natura, bensì ha favorito un
rifugio per piante e animali, contrastando i fenomeni erosivi attraverso una sapiente canalizzazione delle acque. Un territorio, dunque, unico e straordinario proprio per la speciale convivenza tra uomo e ambiente, forse uno dei pochi luoghi in cui “i delfini possono guardare la raccolta delle uve dal mare”.
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