Il
vertice di Copenaghen avrà bisogno della partecipazione e dell'impegno di tutti: a sostenerlo
Jonathan Pershing, numero due della
delegazione statunitense che, in visita a
Bangkok, ha tenuto a precisare il suo pensiero in merito alla riuscita del
vertice sul clima.
Al termine delle riunioni tenute sotto l'egida dell'
Onu, in cui erano presenti delegati di circa
180 paesi, Pershing ha sottolineato quanto sbagliato sia il pensare che il vertice di Copenaghen dipenda dall'impegno di un “piccolo gruppo” di paesi sviluppati: a determinare il buon esito dei negoziati sarà l'
impegno di tutti gli stati, nessuno escluso.
Le affermazioni di Pershing sono una risposta a quanto dichiarato da
Michael Cutajar, presidente di uno di gruppi di lavoro della
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la
Ccnucc, secondo il quale “la palla è ormai nel campo dei paesi sviluppati”.
In merito alla questione,
Yvo de Boer, responsabile Onu per il clima, ha sottolineato l'importanza di una maggiore chiarezza da parte dei
paesi industrializzati.
I giorni di dibattito che si sono svolti a Bangkok hanno permesso dei
confronti “costruttivi”, come evidenziato da de Boer, ma sono emerse
divergenze sulla costruzione di un
accordo mondiale sul clima: la mancata adesione degli Usa al
protocollo di Kyoto non trova, inoltre, una risposta propositiva da parte dei paesi in via di sviluppo.
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