Nextcity è il concetto delle città di domani, quelle che andrebbero progettate per migliorare la
qualità della vita e per combattere i
cambiamenti climatici.
Esperienze interessanti se ne possono trovare a Linz, Copenhagen, Stoccolma, Vienna, città europee in cui da tempo si è iniziato a progettare e a realizzare quartieri che, partendo dall'esigenza di un uso sostenibile dell'
energia, diventano veri e propri modelli di un'
urbanistica innovativa. Se ne è parlato mattina al convegno internazionale dal titolo "Next City. Next Generation Urban Concepts Towards a Low Carbon Society" nell'ambito di
Greenbuilding.
Un primo caso presentato è quello di
Linz, illustrato da Thomas Herzog, architetto di fama internazionale. Un modo di costruire che, già vent'anni fa grazie a tecnologie innovative sviluppate assieme a istituti di ricerca come il Fraunhofer Institute, prevedeva edifici capaci di minimizzare i consumi energetici ed esaltare la vivibilità degli spazi mediante soluzioni architettoniche che permettono di utilizzare al meglio illuminazione e circolazione naturale dell'aria. Summa del lavoro di Herzog la "Solar city" di Pichling, quartiere sostenibile di Linz, che l'architetto insieme ad altri grandi professionisti ha iniziato a progettare nel 1992 e che ora è divenuto realtà.
Dal 1995 al 2005
Copenhagen ha ridotto del 20% le proprie emissioni di Co2 e intende ridurle di un altro 20% entro il 2015. L'esperienza della capitale danese è stata descritta da Dan Mogensen, Chief consultant, Urban Design Department, Technical and Environmental Administration, Municipality of Copenhagen. A Copenhagen non si costruiscono case che consumino annualmente più di 40 kWh per metro quadrato e i permessi per edificare sono subordinati ad una verifica dei progetti su 14 punti che riguardano la sostenibilità nei suoi vari aspetti: il bilancio energetico, l'uso dell'acqua, vicinanza dei residenti ai trasporti pubblici, ecc. Fattori che saranno tutti integrati nel futuristico quartiere di Nordhavn che sorgerà in aree dismesse dell'ex porto situato a Nord della città.
Non è da meno
Stoccolma, rappresentata dall'assessore all'ambiente Gustaf Landhal. La capitale svedese vuole azzerare le emissioni procapite entro il 2050. Rilevante è l'esempio della "banlieu" di Järra dove è operativo un progetto massiccio di riqualificazione energetica degli edifici costruiti tra il 1966 e il 1980, per ridurne il consumo medio da 188 a 80 kWh/mq anno.
La municipalità mette a disposizione diversi ‘sportelli energia' e per questo progetto prevede di designare per ogni condominio un ‘responsabile energia' che aiuti i condomini a trovare le soluzioni per risparmiare sulle bollette. Sempre a Stoccolma, significativo è il caso del nuovo quartiere di Hammerby, sorto bonificando una brownfield (ex area industriale parzialmente contaminata), in cui vengono integrate diverse soluzioni all'avanguardia. Le acque reflue, ad esempio, vengono utilizzate per produrre energia attraverso la fermentazione dei residui organici trasformati in biometano, ma anche sfruttando la differenza di temperatura con recupero di calore che viene poi immesso nel sistema di teleriscaldamento. Nel trasporto si punta a tram, battelli, e piste ciclabili, ma pochi parcheggi e niente garage, per scoraggiare l'uso privato dell'auto.
Un'esperienza limite da questo punto di vista è quella di
Vienna, città caratterizzata da sostanziosi aiuti pubblici all'edilizia (597 milioni di euro all'anno), erogati solo a condizione che si rispettino i criteri di sostenibilità. Eva Kail, esperta del settore costruzioni e tecnologie della capitale austriaca, ha presentato il ‘Carfree settlement', un progetto di edilizia popolare da 244 appartamenti realizzati secondo i canoni della sostenibilità, ma con soli 24 posti auto. Chi ha scelto di viverci si è impegnato a rinunciare all'uso dell'automobile. I contributi che il Comune normalmente stanzia per la costruzione di garage sotterranei qui sono stati utilizzati per realizzare spazi pubblici e altri interventi di sostenibilità. Un'edilizia nuova fatta di visioni complesse e integrate basate anche sulla partecipazione degli abitanti.
"Una concezione del genere dell'urbanistica - ha commentato nel chiudere il convegno
Gianni Silvestrini,
direttore scientifico del Kyoto Club e di Qualenergia e presidente di Exalto - è fondamentale se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti sul medio-lungo termine, come quello di ridurre le emissioni dell'80% entro il 2050. È una grande opportunità dal punto di vista sociale ed economico: 200 milioni di europei vivono in abitazioni costruite negli anni '60-70, in quartieri spesso degradati, e quindi ripensare la questione energetica passa per una spinta del recupero urbanistico nel suo complesso, ma questo è anche un notevole motore per l'economia, soprattutto in un momento come questo con il settore edile e immobiliare duramente colpito dalla crisi."
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