Enel prende atto con stupore della sentenza del
Consiglio di Stato che annulla il
Decreto di compatibilità ambientale, rilasciato dal
Ministero dell'Ambiente il 29 luglio 2009, per la conversione a carbone pulito della centrale di
Porto Tolle, rovesciando l'esito positivo della sentenza emessa dal TAR del Lazio il 14 ottobre 2010.
In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, Enel ricorda che questa decisione rischia di cancellare un progetto necessario per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici del Paese e per la riduzione del costo finale dell'energia, progetto che vedeva un
investimento da circa 2,5 miliardi di Euro e oltre 3.000 posti di lavoro per i 5 anni necessari a costruire l'impianto e che avrebbe migliorato di molto l'ambiente con l'utilizzo delle più avanzate tecnologie di abbattimento di fumi e inquinanti.
In vista dell'avvio dei lavori, previsto per fine anno, Enel aveva già qualificato 400 aziende e indetto 52 gare per un valore di circa 1,8 miliardi di euro pari a circa il 70% dell'intero investimento.
Con questa decisione, si impedisce inoltre la realizzazione del primo impianto in Europa di cattura e sequestro dell'anidride carbonica su scala industriale, sostenuto dall'Unione Europea.
L'innovativo impianto avrebbe attivato ulteriori investimenti per 1 miliardo di euro e diverse centinaia di nuovi posti di lavoro che, uniti a quelli della centrale, comportano la perdita di 1000 posti di lavoro permanenti (tra diretti e indotto).
Enel intende preservare, nell'osservanza delle leggi, i suoi interessi, il lavoro di tante persone e imprese per cui valuterà le iniziative necessarie a ripristinare un percorso di agibilità del progetto a Porto Tolle o di altri siti italiani.
Se necessario, a malincuore, si vedrà costretta a portare gli investimenti in altri paesi interconnessi con l'Italia.
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