Una giostra, un pesce e un settimino realizzati con rifiuti elettronici. Sono le opere fatte dai detenuti dei laboratori
RAEE in carcere gestiti dalle cooperative sociali
Gulliver e
IT2, in collaborazione con l'associazione
Recuperiamoci.
Alla quindicesima edizione di
Ecomondo, il
Museo del Riciclo (www.museodelriciclo.it) del consorzio
Ecolight presenta l'arte che arriva dalle case circondariali di
Forlì e Bologna.
«Abbiamo deciso di ospitare le opere nate all'interno del progetto RAEE in carcere, un'iniziativa importante sotto il profilo sociale e ambientale dove, attraverso il disassemblaggio dei rifiuti elettronici viene data una solida opportunità di lavoro alle persone in esecuzione penale», precisa
Walter Camarda, presidente di Ecolight, consorzio per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, pile e accumulatori, e che è partner del laboratorio di Forlì. «Dopo la positiva esperienza dell'anno scorso, in occasione di Ecomondo il Museo del Riciclo si trasforma da portale web a spazio concreto da visitare. E si apre al tema del sociale. L'arte che nasce dai rifiuti - questo il tema centrale del Museo del Riciclo - diventa occasione per una rieducazione, nel rispetto dell'ambiente e nel rispetto della legalità».
Accanto alle opere realizzate dai laboratori di RAEE in carcere, il Museo presenta anche alcune installazioni che sono state presentate all'ultima edizione del concorso internazionale di pittura e design
"Rifiuti in cerca d'autore". Tra queste, "Mediterraeneo" di
Paolo Nicodemo, vincitrice del premio Ecolight quale miglior opera fatta con i rifiuti elettronici.
«Portiamo un messaggio di valore in quella che è la più grande vetrina dedicata all'ambiente», prosegue il presidente di
Ecolight. «Il progetto Museo del Riciclo è nato un anno e mezzo fa con il preciso scopo di dare valore al lavoro dei molti artisti che, utilizzando materiali di scarto, arrivano a realizzare delle opere. È un modo per stimolare e accrescere la sensibilità sul tema dei rifiuti, in particolare sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche».
I RAEE infatti rappresentano una delle sfide più interessanti per l'Europa e l'Italia. «Partendo dalla consapevolezza che gli oggetti elettronici caratterizzano quasi ogni momento della nostra vita, diventa quindi necessario raccoglierli e riciclarli non solamente per fornire importanti materie prime seconde, ma anche limitare la dispersione di sostanze inquinanti», continua il direttore generale del consorzio Ecolight,
Giancarlo Dezio.
Con il laboratorio RAEE in carcere, accanto a queste finalità, si aggiunge lo scopo sociale: permettere il reinserimento lavorativo delle persone in esecuzione penale.
Dall'avvio della sperimentazione (settembre 2009) il laboratorio di Forlì ha impegnato complessivamente
6 persone detenute, di cui 3 assunte. Complessivamente, il laboratorio ha lavorato circa
300 tonnellate di RAEE.
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