Comunità locali e territori montani che investono sempre di più sulla sostenibilità ambientale e sociale, su progetti di valorizzazione dei servizi ecosistemici, su un’agricoltura e un turismo di qualità. Ma anche singole persone che combattono gli illeciti ambientali o che si battono per denunciare gli impatti che i cambiamenti climatici stanno avendo sulle montagne e sulla vita quotidiana dei cittadini che abitano ad alta quota.
Il risultato? Un mosaico di azioni montane ecofriendly che fanno ben sperare per il futuro delle Alpi e che Legambiente racconta con le
15 bandiere verdi 2018, premiate a Ornica (Bg) nel corso del
quarto summit di Carovana delle Alpi, e assegnate ad una selezione di
pratiche virtuose alpine che ben raccontano il profilo green e sostenibile dell’arco alpino in cui sempre più territori credono, puntando anche su accoglienza e integrazione.
Quindici bandiere verdi - 5 in più rispetto a quelle conferite lo scorso anno - così distribuite a livello regionale:
cinque in Lombardia, la più virtuosa, quattro in Piemonte, due in Valle D’Aosta, due in Trentino e due in Friuli Venezia Giulia. Ognuna legata ad una storia virtuosa praticata nelle Alpi, minacciate dai cambiamenti climatici ma anche da scelte poco ecofriendly che continuano a persistere a danno dell’ambiente e del territorio montano.
Tra le buone pratiche premiate da Legambiente, molte riguardano l’ambito dei servizi ecosistemici, ovvero la valorizzazione delle risorse ambientali in chiave economica e sociale: si va ad esempio dall’esperienza diffusa di
ERSAF (Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste) che ha promosso e realizzato il
Cammina ForesteLombardia, un trekking di 42 tappe attraverso 20 foreste regionali (dall’Isola Boschina sul Po alla Costa del Palio, passando per il Parco dello Stelvio e diverse riserve naturali), da percorrere a piedi o in bicicletta dormendo tra rifugi, ostelli, pensioni di montagne; alle attività di informazione, sensibilizzazione e valorizzazione del territorio da parte del
Parco regionale Campo dei Fiori (VA) e
dei cittadini dopo gli incendi che l’estate scorsa hanno colpito l’area verde.
Dalla campagna di salvataggio dei rospi portata avanti dalle
guardie Ecologiche sul Lago di Endine della Val Cavallina (BG) alla
BioEnergia della Val Fiemme, società partecipata del comune di Cavalese della provincia autonoma di Trento, che produce energia termica ed elettrica attraverso il riciclo degli scarti del legno della Valle e l’utilizzo dello scarto dell’umido della raccolta differenziata. Tra le altre storie virtuose alpine, c’è quella dei
comuni dell’Alta Val Susa e del brianzonese che, insieme a diverse Ong e a molti cittadini italiani e francesi, stanno sostenendo nelle due aree di confine l’accoglienza ai migranti.
C'è poi il
comune di Gaiola (Cn) che da anni è impegnato in progetti di valorizzazione ambientale come il recupero della sentieristica o le passeggiate fotografiche; quella dell’
Unione Montana Barge –
Bagnolo Piemonte (Cn) che sta portando avanti il progetto per la realizzazione di una pista ciclabile di 30 km su sedime dell’ex ferrovia Bicherasio, per arrivare alle istituzioni valdostane - le giunte regionali Marquis e Vierien e i rispettivi assessorati all’ambiente - che stanno sostenendo
la candidatura del Monte Bianco a patrimonio dell’Unesco.
Riconoscimenti anche per
Roberto De Prato, che la scorsa estate è stato aggredito da alcuni motociclisti per averli immortalati con la macchina fotografica mentre percorrevano illegalmente alcuni sentieri sui monti sopra Ravascletto. E per la
famiglia Elter di Cogne, in Valle D’Aosta, che si è rivolta alla Corte di giustizia Europea per denunciare le ripercussioni che i cambiamenti climatici stanno avendo sulla montagna e sulla vita quotidiana di chi vive ad alta quota e per ricordare l’inadeguatezza dei target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030 fissato dal Parlamento europeo.
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