La coalizione internazionale
Break Free From Plastic, di cui fanno parte più di mille e ottocento organizzazioni, tra le quali
Greenpeace, ha catalogato, per il secondo anno consecutivo, contenitori e imballaggi usa e getta raccolti nel corso di 484 attività di pulizia. Dal brand audit, condotto in 51 Paesi e sei continenti, risulta ancora una volta che la maggior parte dei rifiuti appartiene a
Coca-Cola, Nestlé e PepsiCo.
Dalla catalogazione di quasi mezzo milione (476 mila) di rifiuti in plastica da parte di più di 72 mila volontari, sono stati identificati migliaia di marchi i cui imballaggi in plastica sono principalmente monouso. In particolare, gli imballaggi in plastica usa e getta appartenenti a Coca-Cola sono risultati i più comuni su scala globale, seguiti nell’ordine da
Nestlé, PepsiCo, Mondelēz International, Unilever, Mars, P&G, Colgate-Palmolive, Phillip Morris e Perfetti Van Melle. In Italia Greenpeace ha condotto nove attività di pulizia e catalogazione dei rifiuti in plastica e tra i marchi più frequenti, così come evidenziato dall’iniziativa
Plastic Radar, ci sono Coca Cola, San Benedetto, Nestlé e Ferrero.
“Questo lavoro conferma ancora una volta che le multinazionali devono fare molto di più per affrontare la crisi dell’inquinamento da plastica che hanno creato. La loro dipendenza dagli imballaggi in plastica monouso si traduce nell’immissione di quantità crescenti di plastica nell’ambiente, i cui impatti sono già oggi devastanti. Il riciclo da solo non è la soluzione, bisogna ridurre urgentemente la produzione di plastica usa e getta”, dichiara Von Hernandez, coordinatore globale della coalizione
Break Free From Plastic.
“I recenti impegni di multinazionali come Coca-Cola, Nestlé e PepsiCo promuovono come sostenibili alternative come la carta o le bioplastiche che rischiano di generare ulteriori impatti su risorse naturali già eccessivamente sfruttate, come le foreste e i terreni agricoli. Per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica, le grandi aziende devono ridurre drasticamente la produzione di usa e getta, investendo in sistemi di consegna dei prodotti basati sul riuso e sulla ricarica e che non prevedano il ricorso a packaging monouso” dichiara
Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace.
Per spingere le grandi multinazionali a intervenire sul problema dell’inquinamento da plastica, Greenpeace ha da tempo lanciato
una petizione (
no-plastica.greenpeace.it), sottoscritta da più di quattro milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Nestlé, Unilever, Coca-Cola, PepsiCo, Ferrero, San Benedetto e Danone di ridurre subito la produzione, investendo in sistemi di consegna alternativi che non prevedano il ricorso a contenitori e imballaggi in plastica e altri materiali monouso.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di GreenCity.it iscriviti alla nostra Newsletter gratuita.
Notizie che potrebbero interessarti:
WWF: attrezzi da pesca fantasma mettono a...
Anche l’Olanda vieta l’uccisione dei pulcini...
Antartide: inizia la missione invernale della...
“Impronta idrica”: Italia 7° posto UE con 6.300...
Rischio idraulico: AUBAC ha aggiornato le...
WWF: l'Italia è il Paese europeo più colpito...