BNL Gruppo BNP Paribas e Legambiente insieme per “Zero Plastica in Mare”
Pubblicato il: 03/12/2019
Autore: Redazione GreenCity
A Porto Garibaldi (Ferrara), solo nel mese di ottobre, recuperati dal mare oltre 4 quintali di rifiuti, dei quali l’89% di plastica. Durante il 2020 previste anche attività di citizen science e monitoraggio lungo 4 fiumi: Lambro, Isonzo, Tevere e Sarno.
Liberare mare e fiumi da
almeno 15 tonnellate di plastica, l’equivalente di oltre 340mila bottiglie e contenitori, e contribuire così a contrastare il marine litter (i rifiuti in mare),
un’emergenza ormai mondiale.
È questo l’obiettivo che si stima di raggiungere entro il 2021 con “
Zero Plastica in Mare”, l’iniziativa lanciata da
BNL Gruppo BNP Paribas in partnership con
Legambiente, che interesserà
porti e corsi d’acqua di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Lazio, Marche e Campania.
Il progetto – avviato con l’esperienza-pilota di
Porto Garibaldi (Ferrara) grazie a volontari e pescatori impegnati insieme nel recupero, nello studio e nel corretto smaltimento dei rifiuti “pescati” nell’Adriatico – sta già ottenendo risultati molto positivi ed incoraggianti. Ad ottobre, in questo primo step di
fishing for litter a Porto Garibaldi, sono stati
già recuperati oltre 4 quintali di rifiuti, catalogati dai volontari del circolo Legambiente Delta del Po: l’89% è materiale plastico,
2% gomma, 2% metallo, 3% carta e cartone, 2% tessili e un restante 3% è costituito da rifiuti particolari (come RAEE – “Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche”, oggetti di grandi dimensioni, etc.).
Nel 2020, “Zero Plastica in Mare” prevedrà anche attività di citizen science, di pulizia, volontariato ambientale e monitoraggio lungo 4 fiumi (il
Lambro nel tratto relativo al Comune di Milano, l’
Isonzo, il
Tevere nel tratto relativo al Comune di Roma e il Sarno),
fishing for litter in 3 porti di Lazio, Campania e Marche, oltre a quanto già avviato a Porto Garibaldi.
L’iniziativa prevede un’ulteriore azione specifica di
raccolta e riciclo legati alla dispersione di retine utilizzate negli allevamenti di mitili in mare, uno dei rifiuti più comuni nell’alto Adriatico e poi il
monitoraggio delle microplastiche nei 4 fiumi scelti dal progetto.
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