"L'amara vittoria riportata oggi con questa storica sentenza di colpevolezza non può cancellare le migliaia di vittime che l'amianto ha fatto in Italia e nel mondo. La sentenza conferma la gravità del disastro ambientale e sanitario che ha comportato un danno inenarrabile, non solo vicino allo stabilimento ma in un'area molto vasta che interessa 48 comuni attorno a Casale Monferrato, e agli altri tre stabilimenti italiani, il tutto aggravato dal fatto che il numero dei morti non è calcolabile visto che continuerà a salire anche a distanza di anni." Commenta
Patrizia Fantilli responsabile ufficio legale-legislativo
WWF Italia.
Il WWF ricorda inoltre che l'ambiento è stato messo al bando in Italia solo dal 1992 e solo dal 1998 sono state individuate le prime aree da bonificare,
oltre 20 anni dopo la sua massima diffusione sia negli insediamenti industriali che civili. Questo lascia una pesantissima eredità tanto che il picco di forme tumorali dovute all'amianto, la letteratura scientifica, lo prevede in Italia tra il 2015 e il 2020.
La speranza del
WWF è quindi che questa sentenza acceleri
il processo di bonifica di tutto il materiale ancora non smaltito.
Il WWF è stato parte civile nel processo iniziato nel dicembre 2009 e ha seguito le udienze ogni lunedì per due anni, in particolare con l'avvocato
Valentina Stefutti. "La sentenza è storica anche perché riconosce il disastro ambientale e potrà essere usata anche in altri casi" ha dichiarato l'avvocato Stefutti.
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